Il soprano Maria Teresa Leva: «Da piccola cantavo il karaoke chiusa in camera, ora che emozione Aida allo Sferisterio»

Maria Teresa Leva in "Aida" allo Sferisterio di Macerata
Maria Teresa Leva in "Aida" allo Sferisterio di Macerata
di Edoardo Danieli
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Domenica 1 Agosto 2021, 05:25

MACERATA - Maria Teresa Leva, il debutto di Aida allo Sferisterio di Macerata è stato un successo. Come si è trovata in questa produzione marchigiana?
«Molto bene, davvero, sono contenta perché è difficile trovare colleghi e amici che, pur nella difficoltà di una produzione così innovativa, sono riusciti a creare un clima di lavoro così sereno».

Una rappresentazione innovativa rende più difficile il ruolo per i cantanti?
«Non in questo caso perché, sebbene innovativa, è una produzione molto affine al contesto e rispettosa per noi cantanti. Talora si dimentica la musica pur di fare una bella regia. Ma ripeto non è questo il caso dell’Aida di Macerata».


Macerata si conferma tappa importante per il rinnovamento delle produzioni e del pubblico della lirica.
«Trovo che sia importante il lavoro che Macerata stia facendo non soltanto nelle produzioni ma anche nella comunicazione e nelle iniziative di contorno che contribuiscono ad avvicinare i giovani il mondo della lirica. Devo dire che negli ultimi tempi i giovani si stanno approcciando diversamente a questo mondo, vedo nuove generazioni in platea. Io amo le regie tradizionali ma essersi scrollati di dosso i bustini, che per me restano bellissimi, attira la curiosità dei giovani. Poi anche se non conosci l’opera ma la vedi passare su Instagram, senza dubbio rende più interessante questo mondo».


Lei come ha iniziato a cantare?
«Non ho mai avuto bambole, ho avuto karaoke e musicassette, il mio gioco da piccolina era chiudermi in camera e cantare. Ho iniziato con la musica leggera, e dopo aver studiato pianoforte, a 15 anni mio padre mi ha consigliato di iscrivermi al Conservatorio. All’inizio non avevo intenzione di fare né la cantante né la cantante lirica, mi interessava proprio la musica, invece il successo che ho ottenuto con il canto mi ha indicato la strada».


L’esordio sul palcoscenico?
«Nel 2011, L’Olimpiade di Mysliveček, opera barocca difficilissima, a Bologna.

La prima opera, diciamo tradizionale, è stata Don Giovanni, del Circuito Lirico Lombardo, dove ho cantato Elvira nella produzione diretta da Graham Vick nel 2014».


Autore preferito?
«Puccini e Verdi, non chiedetemi di metterli in fila».


Opera preferita? 
«Di Verdi, Aida è la mia preferita. Di Puccini, Butterfly e Boheme».


Che cosa le fa cantare così bene Aida?
«È un personaggio che sento affine alla mia voce. Ho trovato una chiave che si muove dalla sua apparente fragilità al risultare, invece, la vera vincitrice sacrificandosi per il suo obiettivo: stare con Radames. Ma come ogni personaggio, è una figura che evolve: a Macerata, per esempio, mi ha dato molti spunti il maestro Lanzillotta, molto attento ai cantanti e molto bravo a dare delle “dritte”».


Torniamo allora all’Aida di Macerata. Lo Sferisterio?
«Mi ha folgorato, teatro stupendo, dall’acustica stupenda. Difficile trovare uno spazio aperto come questo che senza microfono regala momenti di grande emozioni anche quando canti in pianissimo». 


Lei ha parlato di produzione difficile.
«Impegnativa sì, molto, ma dal punto di vista umano e professionale molto gratificante. In alcuni momenti, con i colleghi, sembrava di stare in vacanza. Credo che la l’energia che traspare dal palcoscenico derivi anche dalla forza del rapporto che abbiamo creato con una birra e l’amicizia dopo le prove. Ricordo l’antigenerale sotto la pioggia, io tutta bagnata, le dune tutte bagnate, ma con un sorriso tutto migliora. Sono felicissima».


Nel futuro? 
«Tra un mese debutterò al Festival Verdi con Un ballo in maschera a Parma, poi ritorno a Valencia per Butterfly».


La Spagna è la sua seconda Patria?
«Ho avuto la fortuna di fare Butterfly al Liceo di Barcellona sostituendo una collega ed è stato un trionfo sia per la critica sia per il pubblico. Lì si sono accorti di me ed ho avuto un contratto per Boheme. Sono stata molto contenta perché il pubblico di Barcellona è molto caloroso».

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