SENIGALLIA - Gianni Morandi, il 6 luglio torna in concerto a Senigallia, per dare il via al tour estivo. Dove trova i motivi per salire ancora sul palco?
«È la mia vita. Ormai sono sessanta anni che salgo sul palcoscenico per cantare. Ho iniziato a 13 anni, con la maestra Alda Scaglioni che mi fece fare due canzoni e ancora adesso mi piace incontrare il mio pubblico».
Cosa le fa più piacere: che le chiedano i grandi successi del passato o che anche il nuovo repertorio sia apprezzato?
«Ho la fortuna di avere 500 canzoni in repertorio e in tutte sono sempre io».
La canzone che non può mai mancare in un suo concerto?
«Direi, “Fatti mandare dalla mamma”. Quella non può mancare ma mi piace avvicinarle le più recenti, per esempio “Apri tutte le porte”. Lì in mezzo ci sono più di 60 anni e questo mi diverte, è come un gioco».
Perché?
«Perché è un insieme variegato di tanti generi di canzoni diverse: ci sono canzoni ironiche, divertenti, ci sono canzoni di protesta, canzoni d’amore. Beh maggiormente canzoni di amore».
Invece cosa canta la mattina quando si fa la barba?
«Sono molto incuriosito da tutto quello che arriva di nuovo.
Morandi e le Marche?
«Ho cantato una vita nelle Marche. Mi ricordo i veglioni di Carnevale a Jesi, Chiaravalle, in tutti quei posti dove veramente la tradizione del Carnevale negli anni Sessanta era molto forte. Con i miei manager, che erano Sulpizi e Vico, ne facevamo anche due a sera. Ho ricordi bellissimi, successivi, di città dove ho fatto concerti, come Fermo. E ricordo anche quando abbiamo debuttato con Lucio e il nostro progetto Dalla Morandi che è nato tra Numana e Sirolo».
Qual è il suo segreto?
«Non mi piace fermarmi, mi piace sempre pensare a una nuova canzone e a un nuovo esperimento come è stato con Rovazzi, Baglioni, Amii Stewart e Jovanotti. Mi piacciono le collaborazioni con gli altri artisti perché è uno scambio di energie, mi piace diversificare e infine mi piace anche rischiare».