Popsophia, Carlo Massarini racconta Lucio Dalla: «Una persona libera e non conformista»

Carlo Massarini
Carlo Massarini
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 10 Luglio 2022, 03:20

Un pioniere della tv e della musica, di cui è stato precursore per intere generazioni: Carlo Massarini condurrà questa sera l’ultimo philoshow di Popsophia. Il noto Mister Fantasy, che dal 2020 collabora con la manifestazione per ricostruire percorsi musicali di artisti che hanno segnato un’epoca, racconterà questa sera, alle 21,45 sul palco di piazza del Popolo a Pesaro, dell’eredità di Lucio Dalla, un mito senza tempo nel segno della libertà.

Musica e filosofia, cosa hanno in comune?
«Gli artisti sono spesso persone profonde che hanno la loro filosofia, di vita e/o musicale.

Certo non devi prendere l’ultimo “canzonettaro”. I filosofi riflettono sul mondo: il mio compito è quello di far riflettere dal punto di vista musicale, con aneddoti e analisi del contesto».

Manca un po’ di spessore nella musica, oggi?
«Si è un po’ assottigliato il numero di personaggi di grande interesse e spessore, molti dei grandi non ci sono più o si sono ritirati. Vale però la pena dire che ogni generazione ha i suoi “eroi”: quelli dei ragazzi di oggi non sono per forza i nostri. Probabilmente quelli che contano oggi per loro fra 20 anni avranno la possibilità di dimostrare di avere anche loro qualcosa di importante da dire. Poi ci sono dei cantautori “di mezzo”: da Cremonini c’erano 60mila persone a Roma. Evidentemente ci sono cantautori che riescono a rappresentare le nuove generazioni, i loro desideri, le loro ansie. Ogni generazione trova un’identificazione ed è quella che fa la differenza».

Se dovesse raccontare un musicista/artista di oggi, fra 20 anni, chi sceglierebbe?
«Non so, a volte c’è gente che parte anche tardi. Un Vinicio Capossela 20 anni fa non era uno di cui valeva la pena parlare, mentre ora sì. Certo per Popsophia c’è bisogno di un artista molto popolare, ma Vinicio ora lo meriterebbe. Il tempo passa e le cose succedono: quello che oggi è una promessa potrebbe sbiadire nel tempo o fermarsi. Magari i Maneskin fra 20 anni avranno fatto una serie di pezzi memorabili e allora si potrà ragionare, per ora ne hanno fatti 3 o 4. Forse quelli di cui varrebbe la pena parlare ora, anche se musicalmente non sono così evoluti, sono i rapper. Oggettivamente è musica meno profonda, ma il tempo mette in prospettiva le cose».

Parlando di questa sera, cosa ci ha lasciato Dalla?
«Non solo a me, ma in generale, sicuramente un’eredità musicale notevolissima, soprattutto da quando si è agganciato a Roberto Roversi. Tutto il suo percorso solista, i primi 6 o 7 album e in particolare i primi 3, una trilogia irripetibile. Ma ci ha lasciato anche un senso di libertà: era una persona libera, fuori dagli schemi, non conformista. Libero sessualmente, libero di pensiero e di gusti musicali, dal jazz al pop alla musica nera, e persona estremamente creativa dal punto di vista testuale. Sapeva creare immagini sorprendenti, un uomo di smisurata fantasia. Cialtrone il giusto, un bugiardo artista, non un artista bugiardo, che si creava una sua realtà e la portava avanti, ma era anche un uomo di sentimenti, molto affettuoso. Era baciato dalla dea della musica, un Mister Fantasy come essenza musicale».

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