Michael Christensen (creatore clownterapia), ospite al Clown&Clown Festival di Monte San Giusto: «Spiegherò la leggerezza»

Lo statunitense Michael Christensen, creatore della clownterapia, ospite al Clown&Clown Festival di Monte San Giusto: «Qui spiegherò la leggerezza»
Lo statunitense Michael Christensen, creatore della clownterapia, ospite al Clown&Clown Festival di Monte San Giusto: «Qui spiegherò la leggerezza»
di Chiara Morini
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Domenica 24 Settembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12:22

MONTE SAN GIUSTO - Partirà da Monte San Giusto, il prossimo primo ottobre, il nuovo evento del creatore della clownterapia, lo statunitense Michael Christensen, dal titolo “Praticare leggerezza”. Christensen tornerà nel borgo maceratese nell’ambito di uno dei due eventi speciali del Clown&Clown Festival, che parte oggi, domenica 24 settembre. 
Christensen, cosa può dire di questo suo nuovo evento?
«È tutto nel titolo, la leggerezza è una scelta che tutti noi facciamo. E nell’evento dimostrerò come si può avere e mantenere». 

 
È facile praticarla? 
«A volte, mi creda, è difficile». 
Perchè è importante avere la leggerezza?
«Faccio sempre l’esempio dell’ospedale: noi siamo sulla porta della stanza dove c’è malattia e sofferenza. Ecco noi in quel momento decidiamo di farli scegliere, se vogliono o meno gioco, immaginazione, divertimento, energia, quindi leggerezza». 
Com’è nata la clownterapia? 
«Nel 1996 una persona mi vide al circo e mi invitò ad andare in un ospedale pediatrico. Da quel giorno ogni anno dottori, genitori, chiedevano di me e quindi lì ho capito che avrei potuto scegliere la leggerezza. Ho preso il soprannome di dottore e durante esami o cure posso portare loro la leggerezza. Il naso rosso invece della cura, il naso rosso come medicina». 
Perchè un clown può essere così d’aiuto sia per i bimbi che per gli adulti? 
«È davvero tanto d’aiuto sia per i bambini che per i genitori e i medici. I bimbi possono essere liberi nel momento del divertimento, noi li fortifichiamo nello spirito, anche se per poco, dimenticano la sofferenza, diventano più dinamici giocando e questo li aiuta. Comunque io non faccio terapia, io sono un clownterapeuta, che agisce sullo spirito. E non forzo nessuno. Mi fermo sulla porta e aspetto la scelta: se vogliono avanzo altrimenti no». 
Come fare clownterapia?
«Ci sono molti progetti anche in Italia, scuole per imparare. Comunque è difficile e ti mette alla prova, testa le capacità che hai di far scegliere. Per poterci essere li inviti a giocare e come le dicevo gli offri la possibilità di scegliere: se non gli va e dicono no, va bene così».
Come ha deciso di diventare clown?
«Posso dire che non lo so? O meglio lo so, ma non so spiegare il perché. Non ho mai deciso di esserlo, la mia formazione era teatrale. Facevo spettacoli di strada a Londra, Venezia, Roma. Ci hanno visto al Casinò di Parigi, e siamo stati chiamati in un circo, io e il mio partner. Facevamo i giocolieri all’inizio poi due clown russi che lavoravano nel nostro circo e che erano meravigliosi, dopo un anno hanno deciso di lasciare. Il circo aveva bisogno di clown, ci abbiamo provato, dopo l’esperienza in Europa. Quello è stato solo l’inizio, per me, nel mondo dei clown. Per il resto, dopo anni, eccoci qua».
Quanto è importante non dimenticare un po’ di sano umorismo?
«Ovviamente è molto importante, fa bene, è salutare per tutti noi».
Sarà a Monte San Giusto un anno dopo: i ricordi del 2022?
«È stato fantastico, ma vorrei raccontarvi un episodio: lo scorso anno, nel mio evento, mi sono trovato a raccontare un fatto accaduto a Napoli, nel 1976.

Facevo arte di strada, facevamo i giocolieri, e intorno a noi c’erano tanti bambini. Non so dire da dove venivano, ma a un certo punto una di loro mi ha baciato le mani. Alla fine dell’evento dello scorso anno, il mio traduttore, mi è venuto vicino e mi ha detto “c’è una signora che vuole parlarti”: quella signora era una di quei bambini di Napoli del ‘76, che mi aveva baciato la mano».

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