Il rapper Emis Killa a Fermo per la data zero del suo tour: «Canto la mia vita passata con un velo di malinconia»

Il rapper Emis Killa a Fermo per la data zero del suo tour: «Canto la mia vita passata con un velo di malinconia»
Il rapper Emis Killa a Fermo per la data zero del suo tour: «Canto la mia vita passata con un velo di malinconia»
di Chiara Morini
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Mercoledì 28 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 13:38

FERMO - Ha da poco pubblicato il nuovo album “Effetto notte” e si appresta a partire con il tour: il rapper Emis Killa, al secolo Emiliano Rudolf Giambelli, sarà in concerto, per la data zero della tournée estiva, domenica 2 luglio, alle ore 21,30, nell’arena di Villa Vitali a Fermo. Un appuntamento voluto da Comune, Best Eventi e Eclissi Eventi.


Emis Killa, quali le sensazioni alla vigilia del tour?

«Onestamente, dopo un bel po’ di anni, è come quando si va al lavoro, un lavoro comunque che mi piace tantissimo. Non ho ansia, ormai ci ho fatto l’abitudine, semmai si può essere stanchi alla fine, perché si lavora molto».


Com’è partire da un piccolo centro per il tour? 
«Si scelgono posti di questo tipo perché ti permettono anche di fare come delle prove a porte aperte. Sono contento di esserci, amo il centro Italia, ci sto bene, mi dà serenità».
E le Marche? 
«Ho un legame affettivo particolare, ricordo Senigallia: è stato lì che nel 2010 ho fatto la mia prima vera data, il primo vero concerto al Mamamia». 
Parlando del tour, in scaletta propone i suoi successi e poi i brani del nuovo album. Tra i “vecchi”, quale brano non può mancare nei suoi live? 
«Parole e ghiaccio, indubbiamente. Ci sarà anche questa volta, piace molto e mi sono sempre chiesto il perché. All’inizio pensavo che era il singolo fortunato che faceva da traino per il resto, poi invece ancora è qui. Forse piace perché è un pezzo che canta l’amore? Non lo so, forse saprebbero rispondere le persone che non smettono e continuano ad ascoltarlo».
In “Effetto notte” cosa canta?
«La mia vita passata, sono testi forse un po’ più personali, racconto il mio pensiero. Forse c’è anche un velo malinconico».
È difficile fare il rapper oggi?
«Sì, perché c’è molta competizione, ma nessuno che ti dice chi è il più forte. Forse un rapper più giovane ha più appeal per i giovani, il pubblico che ascolta maggiormente il nostro genere».
Come vede allora il rap oggi?
«Sembra sia diventato la tipica big band dei primi anni duemila. Mi spiego meglio: io abito in un residence, e quando negli appartamenti vicini danno feste, la musica che mettono è rap. Ma ai tempi del mio inizio questo non si faceva». 
Perchè si è avvicinato al rap e non ad altri generi?
«Il rap era l’unica musica per me sincera e didascalica, in grado di parlare direttamente ai cuori dei ragazzi, in modo pulito, quasi fotografico». 
Cosa ascolta quando non è impegnato con la sua musica? 
«Ho sempre amato la musica classica, da mesi ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte. Mio padre era un pianista, e forse per questo ho iniziato ad ascoltare e amare questo tipo di musica. Ma c’è sempre il rap, e nel rap mi piace molto ascoltare la drill, una sfumatura che più si avvicina a ciò che mi ha fatto innamorare di questo genere».
Quando ha capito che doveva percorrere la strada della musica?
«Le dirò molto presto, quasi subito, avevo circa 13 o 14 anni quando ho iniziato a fare musica. E da lì non ci ho messo molto a capire che dovevo andare avanti». 
La vedremo mai a Sanremo? 
«La domanda me la fanno ogni anno, e ogni anno rispondo in modo diverso». 
A noi quest’anno cosa dice? 
«Stavolta? Ci andrò se e quando avrò il pezzo giusto, non voglio sentirmi inadeguato.

Quando faccio qualcosa devo sentirmi me stesso, senza il peso. Ripeto quando arriverà il brano giusto forse andrò».

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