Castelfidardo, Lasca del trio “Il Gioco” racconta la genesi di “We’ve got the world on a string”: «In scaletta il jazz in tutte le sue forme»

Lasca del trio “Il Gioco” racconta la genesi di “We’ve got the world on a string”: «In scaletta il jazz in tutte le sue forme»
Lasca del trio “Il Gioco” racconta la genesi di “We’ve got the world on a string”: «In scaletta il jazz in tutte le sue forme»
di Saverio Spadavecchia
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Lunedì 19 Giugno 2023, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 10:38

CASTELFIDARDO - Il Gioco, giovane trio marchigiano di jazz, taglia il traguardo del secondo disco. Leonardo Rosselli (sassofoni), Thomas Lasca (chitarra e synth bass) e Andrea Elisei (batteria) hanno pubblicato “We’ve got the world on a string”, una raccolta di nove canzoni che abbracciano le molte forme del jazz. Il gruppo, nato a Castelfidardo nel gennaio 2019, ha già pubblicato il disco di debutto, omonimo, per l’etichetta Emme Record Label.

A distanza di 4 anni la band ritorna in studio di registrazione per dare forma all’immaginario musicale che compone “We’ve got the world on a string”, distribuito a partire dall’inizio di giugno dall’etichetta Nugo (anch’essa marchigiana, tra Castelfidaro e Recanati). Il chitarrista del trio, Thomas Lasca, racconta la genesi di questo nuovo capitolo.


Com’è nata la band, che storia si nasconde dietro “Il Gioco”?
«Il nome scelto è arrivato al termine delle registrazioni del primo disco e “Il Gioco” significa anche che noi quando ci incontriamo per fare musica ci vediamo come amici. Io e Leonardo eravamo amici sin dalla scuola mentre con Andrea c’erano state altre collaborazioni ma non con questa forma. Andrea è entrato a far parte della band due settimane prima della registrazione del primo disco. Purtroppo il disco ha subito inizialmente le limitazioni imposte dalla pandemia, ma poi siamo riusciti a portarlo live con successo e soddisfazione».


Le occasioni live sono state importanti per la scrittura dei brani del vostro secondo disco?
«Sì, ci hanno permesso di conoscerci ancora meglio musicalmente, di mettere insieme brani e di arrivare finalmente all’incisione del secondo disco. È un disco anche che segna una collaborazione continuativa, con gli stessi membri della formazione. È un bel traguardo».


Come si è evoluta la vostra musica rispetto al primo disco pubblicato nel 2020?
«C’è stata una grande evoluzione nel sound.

Siamo una formazione molto particolare, senza basso, e abbiamo cercato di capire come gestire la musica dal punto di vista esecutivo. Leonardo ha lavorato molto dal punto di vista dell’effettistica per il sassofono e anche io ho cercato di dare ancora più profondità alle composizioni, così Andrea che trovato dei suoni estremamente ricercati. In questo disco credo che la nostra crescita sia evidente».


Com’è nata la scelta di proporre musica senza il suono del basso?
«Non ci siamo inventati nulli, perché è una tipologia di trio che nasce negli anni ’80. Forse i primi sono stati Joe Lovano, Paul Motian e Bill Frisell che hanno iniziato a sperimentare questo tipo di formazione. Ci siamo ispirati a tanti musicisti, jazz moderno compreso, ma è una musica che abbiamo fatto nostra perché dal vivo suonarla è una grande soddisfazione».
Prossimi appuntamenti live?
«Dopo aver presentato il disco nei giorni scorsi a Macerata Jazz Summer 2023, suoneremo venerdì 23 alle 21,30 al PosaBar di Ancona. Ci sarà quindi una nuova occasione per portare dal vivo i brani di “We’ve got the world on a string”. Proprio quel giorno contiamo di avere a disposizione le copie fisiche del disco, che al momento è disponibile su tutte le piattaforme di streaming».

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