Ascanio Celestini e gli occhi di Cristo
a Chiaravalle e Recanati con "Laika"

Ascanio Celestini e gli occhi di Cristo a Chiaravalle e Recanati con "Laika"
di Gianluca Fenucci
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Sabato 21 Novembre 2015, 14:37 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 21:37
CHIARAVALLE – Ascanio Celestini non è un uomo facile ed è certamente un non-allineato.



Ama osservare l’universo degli “ultimi”, degli emarginati, degli immigrati, dei carcerati. E’ così anche in Laika, lo spettacolo che il comico romano porta sulle scene marchigiane domani a Chiaravalle e sabato a Recanati, dove immagina un Gesù nuovamente sceso sulla terra non per redimere gli uomini ma per osservarli. Ma questo Cristo è cieco e può guardare il mondo solo attraverso gli occhi di un altro a simboleggiare la cecità di chi si accontenta delle narrazioni altrui.



Ma a forza di parlare degli “ultimi”, di barboni, prostitute, pazzi non si sente un po’ come De Andrè?

Questo è un bellissimo complimento. Però bisogna mettersi d’accordo su chi siano gli “ultimi”. A me pare che chi scappa dalle guerre, gli immigrati che fuggono per scampare alla morte, i pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese, i disoccupati, i carcerati sono ormai divenuti una maggioranza silenziosa. C’è una grande disattenzione verso vastissimi settori della società. Parlo di questi argomenti perché li conosco, un po’ come il vostro grande poeta marchigiano di Fermo, Luigi Di Ruscio, parlava degli operai. Non scriveva poesie operaie, semplicemente è stato un metalmeccanico per tutta la vita e scriveva dell’universo che conosceva”.



In Laika si parla di un Cristo semplice che osserva e viene a contatto con barboni, prostitute, neri…

“Sì, ma nel mio racconto Cristo non viene visto come un personaggio religioso, non è neppure sicuro di essere Gesù. Anche i Vangeli io li vedo non tanto come testi sacri ma libri che hanno un profondo valore storico, letterario: figure come quelle di Pietro, di Maria, devono essere liberate dalla loro gabbia religiosa”.



Per riprendere un tema di un suo spettacolo, per lei gli italiani sono cittadini o sudditi?

“Purtroppo ora gli italiani sono solo spettatori! In troppi preferiscono non osservare e farsi narrare le cose. Prendiamo la questione dell’Alta Velocità. I cosiddetti No Tav cercano solo di conservare il territorio, la loro è un’azione moderata ma questa moderazione viene narrata come un atto terroristico. La Lione-Torino non è una semplice tratta ferroviaria, nasconde tante cose, tanti interessi ma a molti fa comodo raccontare in modo falso questa storia”.



Spesso lei parla di malagiustizia e anche di cosa può accadere ad un cittadino che viene messo in carcere…



“Bisogna capire davvero come è la vita di un cittadino quando viene arrestato: il carcere è un numero civico ma tutto quello che sta dietro e dentro ad un carcere è realmente sconosciuto, come accade con i manicomi. Dalla questura alla caserma, dal tribunale al carcere, ad un cittadino può accadere di tutto”.



Ma il suo Cristo in Laika offre soluzioni per salvare il mondo?

“Non è compito di un attore dare soluzioni o risposte definitive. Però si può sperare nei miracoli: nel racconto ci sono personaggi che non hanno la pretesa di cambiare il mondo ma vogliono intervenire orgogliosamente in modo diretto. Vogliono rialzare la testa, non si accontentano di pseudo verità precostituite, non vogliono solo andare a lavorare a testa bassa. Sono persone positive, che vogliono guardare con speranza al futuro”.
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