Ciao Bob, il gigante buono del basket pesarese. Roberto Giusti stroncato dalla malattia a 66 anni. Il dolore di Mainieri e Bertini, domani il funerale a Cristo Re

Roberto Giusti con la Febal e nella foto grande con Brindisi (maglia numero 10)
Roberto Giusti con la Febal e nella foto grande con Brindisi (maglia numero 10)
di Silvia Sinibaldi
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Martedì 26 Settembre 2023, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 07:02

PESARO Bob il gigante, per antonomasia il gigante buono. Ma anche coraggioso e forte. Roberto Giusti, 66 anni, una faccia da bravo ragazzo che nascondeva i suoi anni, se ne è andato al termine di una malattia, bastarda che lo ha provato fino all’ultimo istante. La Pesaro baskettara lo porta nel cuore ma anche la storia di una grande azienda, la Pica, che lo ha visto impegnato fino alla pensione. Choc ieri in città per la sua morte, lui amico di tanti, stimato e felpato nella sua carriera sotto canestro che forse poteva dargli di più.

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La storia


Nei i banchi dell’istituto Agrario Cecchi a 17 anni, si divideva tra la palla a spicchi e la scuola. Un indiscusso talento vissuto senza enfasi come tutta la sua vita. Lo ricorda Pino Mainieri che con lui ha diviso allenamenti e speranze. «Abbiamo giocato insieme due anni - e la voce gli si strozza perché ieri è stata davvero una giornata di lutto per il basket e per tutta la città - nel 1974 con la maglia della Febal (all’epoca la mitica Delfino che infiammava il quartiere del porto) prima di partire per Cremona e poi nel 1978 quando sono tornato. Che brutto momento questo, che dolore». Poi Mainieri dà spazio al presente: «Ho vissuto al suo fianco anche questi anni di malattia, un percorso massacrante che lui ha affrontato come sapeva fare, senza mai tirarsi indietro.

Bellissima persona, carissimo amico, nonostante tutto non me lo aspettavo». 


La carriera


Quella di Roberto Giusti sul parquet è stata una nobile carriera. Ha indossato la maglia gialla della Febal - parte del sogno e dell’amore cestistico della città - dal ‘74 al ‘78 per poi dare lustro ad altre divise. Quella di Brindisi dove conobbe Isi, sua moglie, e ancora Osimo fino all’arrivo in serie A con la squadra di Firenze. «Certo sono contento che si arrivato nella massima serie - aggiunge Mainardi - ma si sarebbe meritato di più. E non solo per il suo grande cuore».
Alla Pica ha vissuto la sua vita lavorativa, soffrendo non poco per le vicende alterne e per la fine dell’azienda. Poi era riuscito a conquistarsi la pensione. 


La commozione


Giornata da mettere nell’archivio nero anche per il Ragno, Franco Bertini: «Non me lo aspettavo - confessa - è un vero dolore. Il bello dello sport è che è praticato da tanta gente e Roberto è l’emblema di quella gente pronta a sudare e a dare il cuore. Ci incontravamo e ogni volta sentivo quell’affinità speciale di chi ha condiviso sogni e fatiche. Era una brava persona, un bravissimo ragazzo». E la chiude qui.
Roberto Giusti lascia la moglie Isa Pinto e l’adorata figlia Noemi. Domani mattina alle 10, nella chiesa di Cristo Re si svolgerà il suo funerale. Saranno in tanti a portare l’ultimo saluto

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