Omicidio di Natale a Pesaro: nel mirino della 'Ndrangheta anche il fratello e la sorella di Bruzzese

Omicidio di Natale a Pesaro: nel mirino della 'Ndrangheta anche il fratello e la sorella di Bruzzese
Omicidio di Natale a Pesaro: nel mirino della 'Ndrangheta anche il fratello e la sorella di Bruzzese
di Luigi Benelli
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Mercoledì 8 Novembre 2023, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 14:57

PESARO - C’erano anche gli altri fratelli nel mirino della ’Ndrangheta. Lo dimostrano i sopralluoghi effettuati a Ivrea, poi a Termoli dove vivevano un fratello e una sorella di Girolamo Bruzzese, il pentito di giustizia consegnatosi nel 2003 ai carabinieri dopo aver tentato di uccidere il boss Teodoro Crea. Con le sue dichiarazioni ha fatto arrestare alcuni membri del clan Crea di Rizziconi. 

La pianificazione

Ieri davanti all’assise una nuova udienza fiume per il processo a carico di Rocco Versace, 57enne calabrese accusato di omicidio in concorso di Marcello Bruzzese, ucciso in via Bovio nel giorno di Natale del 2018. Per l’accusa Versace avrebbe pianificato il delitto. Mentre gli esecutori, i killer, Francesco Candiloro e Michelangelo Tripodi, sono già stati condannati entrambi all’ergastolo dal Tribunale di Ancona con il rito abbreviato. Ieri il maresciallo del Ros ha ricostruito le fasi preparatorie dell’omicidio. 
Un quadro ricavato dall’analisi di oltre un miliardo e duecento milioni di dati telefonici e informatici analizzati tramite un software appositamente sviluppato. Secondo quanto ricostruito, nel marzo del 2018, nove mesi prima del delitto, Michelangelo Tripodi era stato accompagnato da Rocco Versace, in una serie di sopralluoghi: prima a Ivrea, dove abitava Francesco Bruzzese (deceduto anni dopo per cause naturali), e dove i due rimasero diversi giorni, registrandosi con nomi falsi in un bed&breakfast. 
Poi, a fine mese, a Termoli dove viveva la sorella del pentito.

Possibili vittime per lanciare un messaggio chiaro al pentito. Anche dopo 15 anni l’Nrangheta non voleva dimenticare. La scelta ricadde poi su Marcello. Un’udienza in cui sono stati segnalati i contatti tra Versare e i membri della famiglia Crea, uniti anche dalla parentela. 


Versace avrebbe fatto un sopralluogo a Pesaro a novembre, un mese prima dell’omicidio. Mentre il 2 dicembre avrebbe incontrato Tripodi e Candiloro in un covo mai localizzato con precisione tra Lazio e Umbria. Questo risulterebbe dagli incroci delle sim utilizzate, ovvero schede telefoniche criptate olandesi. Ed è proprio qui che viene tirato in ballo Versace. La sim olandese che Tripodi aveva in uso nel giorno del delitto e nei giorni precedenti, fino a novembre era in uso a Versace e la cella agganciava questa utenza in corrispondenza dei movimenti della sua sim personale. Ad aprile 2019, quattro mesi dopo l’omicidio, Tripodi e Candilori vengono fermati per un controllo ad Ala in Trentino, a bordo di un’auto rubata. 

Le schede rinvenute

Gli vengono trovate due schede sim, i cui dati documentano contatti con un intermediario. Colui che avrebbe passato informazioni tra Versace e i due killer. Uniti i punti, visionate le immagini di videosorveglianza e i targasystem che documentavano i passaggi delle auto, si era arrivati agli arresti. La difesa rappresentata dagli avvocati Francesco Albanese e Pasquale Loiacono, ha sempre sostenuto che Versace era in Calabria il giorno dell’omicidio e non viene collocato nel luogo del delitto.

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