Pesaro, per Alessandro Moneti e famiglia l'ultima tregua: tra due settimane lasceranno casa

Pesaro, per Ale e famiglia l'ultima tregua: tra due settimane lasceranno casa
Pesaro, per Ale e famiglia l'ultima tregua: tra due settimane lasceranno casa
di Miléna Bonaparte
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Martedì 7 Marzo 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 15:51

PESARO Avevano chiesto tre mesi di tempo, Alessandro e la famiglia, ma il tribunale, che ieri per la seconda volta non ha eseguito lo sgombero dell’abitazione in via per Soria, ha concesso ai Moneti solo altre due settimane per trovare un nuovo alloggio in cui trasferirsi e liberare così l’appartamento confiscato, andato all’asta e ormai di proprietà dell’aggiudicataria, una mamma di Tavullia che di lavoro fa la consulente immobiliare. Non è stata ancora formalizzata dal giudice la data della prossima liberazione forzata, ma dovrebbe essere ultimativa, senza possibilità di ulteriori proroghe. 


La trattativa

E il papà Giuseppe si è impegnato a concludere, nel giro di sette giorni al massimo, la trattativa con un’agenzia di locazioni per l’affitto di un appartamento da adattare alle esigenze del figlio disabile. Poche ore di tregua e un piccolo segnale di distensione. In verità ha fatto sin da subito ben sperare l’enorme trattore cabinato parcheggiato sotto casa dell’imprenditore agricolo, molto simile a quello che Alessandro, 26 anni, sta cercando attraverso la raccolta fondi online.  Veniva da una fattoria di Gradara e lo aveva portato lì la Coldiretti Pesaro Urbino come gesto di solidarietà per i Moneti, che ora gestiscono a Villa Ceccolini l’azienda agricola ”Dal Nonno Giorgio”. «Siamo al fianco di Alessandro, abbiamo sempre sostenuto la battaglia della famiglia - ha commentato il direttore provinciale dell’associazione Claudio Calevi -. Non è il trattore da sogno che gli servirebbe, ma vale come simbolo, il suo deve essere dotato di montacarichi per fare salire il ragazzo con la carrozzina».  Un gesto di solidarietà che ha aperto attorno alle 10 una mattinata di lunga attesa. Inizialmente si temeva l’intervento della forza pubblica che ancora una volta la questura non ha autorizzato. Sono arrivati da soli con mezz’ora di ritardo, scuri in viso e tra le mani le cartelle del decreto di sgombero, Alberto Pratelli, custode giudiziario dell’esecuzione immobiliare, e il legale dell’attuale proprietaria, Adriano Buffoni. 
Saliti in casa Moneti, si sono intrattenuti in un confronto serrato con il papà Giuseppe, Alessandro e l’avvocatessa Emanuela Peruzzini, insieme al legale Federica Maria Panicali della fondazione Wanda Di Ferdinando che ha promosso il crowdfunding. La mamma del ragazzo disabile era in ospedale per un delicato intervento chirurgico e il fratellino Leonardo, 13 anni, a scuola.

Ad attendere in strada l’esito della trattativa parenti, amici e supporter della famiglia, le televisioni, le radio, i giornali. Tutti attorno a quel trattore provvidenziale. Dopo circa una mezz’ora a uscire per primo è stato l’avvocato Pratelli: «Un rinvio, c’è stata una proroga». E poi è fuggito via senza commentare. Si sono aperte quindi le porte della palazzina gialla a due piani con in salotto Alessandro, molto provato dalla mattinata di ansia e tensione, e il papà Giuseppe che ha preso la parola.  «Lo sgombero è rimandato di due settimane - è andato al dunque il signor Moneti -, non è stato eseguito perché è mancato l’intervento della forza pubblica. Abbiamo dato garanzie alla proprietà che troveremo una nuova abitazione, da adattare per Alessandro. Siamo in trattativa con alcune agenzie immobiliari e contiamo di concludere in settimana per traslocare nei tempi che ci ha dato il legale». 

L’ultima parola

Il papà Giuseppe ha voluto quindi precisare che loro non hanno case di proprietà in cui andare: «Il tribunale ci ha confiscato tutto e tutto è stato venduto all’asta, non c’è proprio nulla da nascondere, chiediamo umanità. Ci è rimasto solo un terreno donato da alcuni parenti per permettere a mio figlio di lavorare. Non è giusto screditare così la nostra famiglia».  L’ultima parola, intrisa di coraggio, è spettata ad Ale: «Adesso dobbiamo reagire e rimetterci in carreggiata, non ho né speranze né attese, ma qualcosa di buono comincia a vedersi e ci riprenderemo».
 

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