Sulla carta
Un’operazione sulla carta da 8 milioni e 630 mila euro, interamente finanziati dal Pnrr grazie alle risorse integrative, che parte tutt’altro che in discesa. Il prezioso monumento del centro storico, costruito tra il 1763 e il 1768 su progetto di Giannandrea Lazzarini, ospita gli uffici dell’assessorato alla Bellezza che si trasferiranno a palazzo Gradari e conserva parte dei depositi dei Musei civici. I locali devono quindi smobilitare e la pressante tabella di marcia europea mette il fiato sul collo a tecnici e amministratori. Ma la vera spada di Damocle sembrerebbe quella dei costi dell’edilizia lievitati rispetto al progetto di fattibilità iniziale che restringono i margini di manovra. Non a caso il sindaco Matteo Ricci ha avanzato il timore che l’ultimo piano di palazzo Mazzolari potrebbe rimanere fuori dal recupero, che interesserà solo gli interni, mentre le facciate sono state ritinteggiate nel 2018 compresa l’installazione degli infissi originali.
Integrazione
«Anche in questo caso procederemo per stralci funzionali - ha messo in evidenza Ricci -, ma c’è un problema generale di aumento dei costi delle materie prime del 30% che grava sugli appalti, mentre le risorse integrative arrivate coprono appena il 10% del rincaro. La conseguenza sarà quella di realizzare progetti incompleti, l’ultimo piano del palazzo di via Rossini potremmo non riuscire a finirlo.
Il cronoprogramma
Nel dettaglio l’appalto è suddiviso tra opere su edifici e manufatti di interesse storico-artistico soggetti a tutela per 2.068.286 euro, opere strutturali di consolidamento per 2.649.592 euro e tutti i vari impianti per 90.146 euro, 468.258 euro e 748.718 euro. In totale 6.025.000 euro. Dopo l’affidamento dei lavori entro il 30 luglio, la road map prosegue con il termine intermedio del 30 settembre 2024 entro il quale dovrà essere concluso almeno il 30% degli interventi e il 31 marzo 2026 quando sono previsti i collaudi finali.
Un po’ di storia
Il palazzo di via Rossini è stato fatto costruire da Antonio Maria Mazzolari tra il 1763 e il 1768 su progetto di Giannandrea Lazzarini, al quale si è affiancato poi l’allievo Tommaso Bicciaglia come direttore dei lavori. Rappresenta la sintesi neoclassica di diversi interventi tra il XVIII e il XX secolo. Dopo alcuni passaggi di proprietà, nel 1842 l’edificio è stato acquistato dalla marchesa Vittoria Mosca per le collezioni di famiglia. Alla sua morte nel 1885, come prevedeva il testamento, il palazzo con gli arredi e le opere d’arte è passato al Comune. Gli uffici dell’amministrazione hanno occupato il piano nobile fin dal 1930.