Accertamenti dei carabinieri
Secondo l’accusa l’uomo, operaio, in preda a scatti d’ira dovuti alla gelosia avrebbe procurato alla moglie 50enne e alle due figlie (una minorenne) sofferenza psicologica e fisica, costringendole a vivere nel terrore rispetto alle minacce di morte ricevute.
Tra le condotte contestate la pretesa di rapporti sessuali contro la volontà della donna. «Non lo vuoi fare con me, ma lo fai al lavoro» la insultava. Ma oltre a vessazioni verbali ci sarebbero state anche lesioni: pugni e spinte tanto da provocare alla moglie la rottura delle costole.
Un fatto che la donna non avrebbe mai voluto refertare per paura di ritorsioni. Umiliazioni rivolte anche alle figlie a cui avrebbe proibito amicizie maschili. Secondo le querelanti il trattamento a loro riservato erano schiaffi e sputi.
Una sera d’inverno dopo uno scatto d’ira, la donna e la figlia minore erano scappate di casa per la paura.
L’accusa di rapina
La signora aveva cercato di filmare le minacce col telefonino, ma lui glielo avrebbe strappato di mano. Tanto da far configurare il reato di rapina. La moglie ha trovato il coraggio di denunciare e dopo le prime indagini è scattato il divieto di avvicinamento fino a 500 metri nei confronti delle donne di casa. Ieri l’ammissione al rito abbreviato con la discussione il 20 febbraio. Mamma e figlia minorenne si sono costituite parte civile tramite l’avvocatessa Claudia Fabiani che ha chiesto 100 mila euro di risarcimento per entrambe.