Giovane fanese denuncia: «Mi ha violentata dopo la discoteca e picchiata più volte». L'ex fidanzato davanti al gup

Giovane fanese denuncia: «Mi ha violentata e picchiata più volte». Foto generica
Giovane fanese denuncia: «Mi ha violentata e picchiata più volte». Foto generica
di Luigi Benelli
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Mercoledì 25 Ottobre 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 15:08
FANO Un luogo isolato, nel buio e in macchina. Lei lo accusa di averla violentata dopo la discoteca. Poi le minacce e le botte. Ieri, davanti al giudice per l’udienza preliminare, il caso di un 27enne di Fossombrone e della sua ex ragazza, una 25enne fanese, che ha sporto querela. Secondo l’accusa i due, dopo la serata in un locale a Terre Roveresche, nel marzo del 2022, si erano appartati in auto in un posto in aperta campagna.  


I fatti ricostruiti dall’accusa


Lui sarebbe stato ubriaco e avrebbe iniziato ad assumere atteggiamenti anomali e man mano sempre più violenti tanto da strapparle i jeans di dosso. Intimorita da questo comportamento lei gli avrebbe detto di smetterla, ma lui l’avrebbe afferrata per i polsi, bloccata, e costretta al rapporto.
Di qui l’accusa di violenza sessuale aggravata dal fatto di averla compiuta nei confronti di una persona a cui era legato da vincolo affettivo e in un luogo tale da ostacolare la difesa della vittima. Lei era riuscita a divincolarsi e uscire dalla macchina, ma, secondo l’accusa, lui l’avrebbe raggiunta e presa a schiaffi intimandole di tornare nell’auto. Una colluttazione in cui lui le avrebbe anche strappato il piercing e gli orecchini. Aveva tentato anche di strapparle il piercing nell’ombelico ma lei gli aveva rifilato una ginocchiata. La ragazza, impaurita, aveva iniziato a urlare ma nessuno poteva sentirla. Finita quella nottata, era andata in pronto soccorso a Fano a curare ferite ed ecchimosi giudicate guaribili in 15 giorni. Non è l’unica accusa di lesioni perché una sera, a casa del fidanzato, lui aveva scoperto un suo nuovo tatuaggio. Ed era andato su tutte le furie insultandola e minacciandola. «Con te serve il pugno duro, putt…».

E poi giù pugni in faccia. Lei aveva tentato di scappare, ma lui avrebbe messo una sedia nella porta. Di qui l’accusa di violenza privata. C’è anche l’accusa di minacce perché lei voleva avvertire i genitori dell’accaduto: «Se non stai zitta ti ammazzo». 


Un pugno in faccia


Qualche settimana dopo, ubriaco e in preda alla gelosia, l’avrebbe molestata. Lei, per sfuggirgli, voleva accendere il motorino ma lui le avrebbe spezzato le chiavi e gettato tutto il mazzo nel fossato della rocca di Fano. Poi l’avrebbe colpita con un pugno in faccia e un calcio (10 giorni di prognosi). Il ragazzo è difeso dall’avvocato Alberto Bordoni che ha chiesto di poter accedere alla giustizia riparativa. Si tratta di un nuovo istituto previsto dalla riforma Cartabia e che prevede la figura del mediatore. E soprattutto prevede l’obbligo, per l’autore del reato, di rimediare alle conseguenze lesive della sua condotta. A tal fine, serve un coinvolgimento attivo della vittima, per trovare insieme soluzioni per rispondere ai bisogni scaturisti dal reato. Con un risarcimento economico. 


Il procedimento per calunnia


Il giudice Gasparini lo ha respinto. La ragazza è assistita dall’avvocata Francesca Santorelli che evidenzia: «Nell’ordinanza il gup ha valorizzato la volontà della persona offesa, la quale non intende mediare con l’imputato che, mentre da un lato chiede l’accesso alla giustizia riparativa, contemporaneamente la denuncia per calunnia». Infatti, lui accusa la ragazza di calunnie in relazione alle denunce, quindi sostiene che sono false. La procura ha chiesto l’archiviazione di questa accusa ma il giovane si oppone davanti al gip.
 

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