Fano, il nuovo palasport nemmeno sulla carta: non ci sono né fondi né progetto

Il palasport nemmeno sulla carta: non ci sono né fondi né il progetto
Il palasport nemmeno sulla carta: non ci sono né fondi né il progetto
di Andrea Amaduzzi
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Martedì 19 Dicembre 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 14:09

FANO In funzione del nuovo palasport (ma sarebbe ora di cominciare a parlare di primo palasport, una volta certificata la dimensione di palestrone del cinquantenario palas “Allende”), di concreto c’è solo l’area di Chiaruccia, che con apposito strumento urbanistico era stata selezionata come quella idonea ad ospitarlo.

Previsioni mancate

Non sono stati previsti fondi e nemmeno è stato messo a punto il progetto, che dovrebbe costare intorno ai 200.000 euro e che però si potrebbe provare a rilevare da chi di palasport ne ha già costruito uno.

Senza quello, beninteso, non ci si può candidare ad alcun bando che quei fondi potrebbe farli arrivare, almeno in parte. Di soldi ne servono infatti parecchi, probabilmente due o tre in più rispetto ai 10 milioni che erano stati calcolati in epoca pre-Covid, quando volendo dimostrare di fare sul serio era stata istituita una sorta di consulta composta da personalità di primo piano dello sport indoor cittadino, che al traino degli assessori Fanesi e Del Bianco si erano pure sciroppati un mini-tour per verificare l’adattabilità di impianti già esistenti alle esigenze e alle disponibilità locali, muovendo dall’idea di realizzare una struttura da 3.500-4.000 posti e individuando nel palas di Faenza, che pure non è nuovissimo, il modello di riferimento. Non c’è stato però alcun seguito, per la malcelata delusione di chi di quella consulta aveva fatto parte.

«Promessa irrealizzata» denuncia anche l’Udc, che nel lamentare il tradimento di uno dei punti del programma di mandato elegge il palasport «a grande necessità più volte rivendicata dalle società sportive», ma che sarebbe l'ideale anche per «convegni, spettacoli, concerti e fiere che muoverebbero un indotto economico importante per le attività alberghiere e di ristorazione, con ripercussioni positive anche sul commercio». Scettico che l’amministrazione comunale possa piazzare un colpo di reni, il delegato allo Sport Achille Cacace dubita anche che nell’impresa riesca a tirare dentro il privato, da identificare in Profilglass e nella famiglia Paci con cui in realtà l’argomento è stato affrontato a partire da un annetto fa e senza che ancora ci siano stati sviluppi.

Soluzione al ribasso

Nel frattempo valutata una soluzione al ribasso, con impianto da 1.500 posti che consentirebbe di circoscrivere le spese di costruzione e gestione. Ipotesi che lascia disorientata non solo la Virtus, che in caso di promozione in A2 e dopo avere goduto dalla deroga prevista per un anno, si vedrebbe ugualmente costretta ad emigrare (si profila un innalzalmento della capienza minima a 2.000 posti), ma anche tutti quelli che bazzicano il mondo dello sport, dello spettacolo e degli eventi in genere e che nel mini-palazzetto (saremmo su per giù al livello di quello di Urbino) potrebbero organizzare poco per non dire quasi nulla.

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