Crisi di Suez, paghiamo anche noi. Alberto Rossi (Frittelli Maritime): «Saranno lacrime e sangue. Arriveranno meno merci e a prezzi più alti»

Crisi Suez, paghiamo anche noi. Alberto Rossi (Frittelli Maritime): «Saranno lacrime e sangue. Arriveranno meno merci e a prezzi più alti»
Crisi Suez, paghiamo anche noi. Alberto Rossi (Frittelli Maritime): «Saranno lacrime e sangue. Arriveranno meno merci e a prezzi più alti»
di Martina Marinangeli
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Martedì 16 Gennaio 2024, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 07:37

Alberto Rossi, capo della Frittelli Maritime Group Spa, uno dei maggiori gruppi di logistica portuale di Ancona: ha già notato dei rallentamenti nei traffici marittimi a causa della crisi di Suez?

«Conseguenze ci saranno sicuramente e, in termini percentuali, l’Adriatico (e quindi anche Ancona) soffrirà molto più del Tirreno».

Perché?

«Mentre il Tirreno può contare anche sui traffici con le Americhe, non toccati dalla crisi di Suez, il nostro porto e l’Adriatico hanno come principale traffico quello con la Cina e il Far East, ambito immediatamente colpito. Non abbiamo traffici alternativi». 

Che scenari dobbiamo aspettarci in prospettiva?

«È già in atto una contrazione dei traffici. In valori assoluti non si è ancora sentita, ma in termini percentuali si sono percepiti segnali indubbiamente negativi».

Da cosa lo deduce?

«Oggi le navi dirottano via Sud Africa e allungare le rotte fa aumentare i noli. Inoltre, le grandi navi che prima portavano una parte del traffico nel Mediterraneo e una parte nel Nord Europa, ora dirottano tutto verso il Nord Europa».

E così noi restiamo tagliati fuori dai traffici.

«Non solo Ancona e l’Adriatico, ma è tutto il Mediterraneo ad essere tagliato fuori. Finché non si troverà una soluzione coordinata per far arrivare le merci nel Mediterraneo, ci sarà un impatto fortemente negativo».

Tradotto nel concreto?

«L’incremento dei livelli dei noli comprometterà anche la competitività di certe merci».

Quali merci nello specifico?

«Qualsiasi merce povera: nel momento in cui i noli raddoppiano o triplicano, potrebbe non aver più un prezzo finale competitivo per il nostro mercato.

Nel medio periodo forse si troveranno dei meccanismi per riequilibrare la situazione, ma nel breve periodo no: le prossime settimane saranno lacrime e sangue».

Come se ne esce?

«Alcuni grandi armatori stanno ipotizzando di fare degli shuttle dal Nord Europa al Mediterraneo. Ma comunque si tratta di soluzioni che comportano miglia in più e quindi costi impliciti maggiori. Dunque non parliamo di soluzioni che possano dirsi definitive».

Non sarebbero sostenibili sul lungo periodo, insomma.

«No. E da noi arriveranno meno merci e a prezzi più alti».

Il suo Gruppo ha già subito ripercussioni?

«In queste prime due settimane dell’anno non abbiamo registrato forti flessioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma questo è poco significativo perché parliamo di numeri molto contenuti: basta che una nave rientri per cambiare la prospettiva».

E il porto in generale?

«Credo che in questi primi 15 giorni il traffico container del porto possa aver subito delle flessioni. Ma la situazione è fluida e stiamo considerando un periodo talmente breve che non fa statistica. Però di sicuro il porto sta soffrendo: i due elementi concomitanti dei noli che aumentano e delle difficoltà ad entrare nel Mediterraneo generano contrazioni di traffico. Èinevitabile».

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