ANCONA È il problema numero uno del sistema sanitario nazionale. La carenza di medici sta mettendo in crisi le strutture ospedaliere di tutta Italia e l’impatto più pesante lo vivono i pronto soccorso, che si trovano a gestire un numero sempre maggiore di pazienti - anche per effetto di una mancata presa in carico da parte della rete territoriale, a sua volta in affanno - a fronte di una disponibilità di risorse umane ridotta al lumicino. Solo nelle Marche, mancano 90 medici di urgenza e, per tappare la falla, si è costretti a ricorrere sempre più spesso alle cooperative private, con l’aumento dei costi che ne consegue: per la nostra regione, parliamo di oltre 80 milioni di euro. Le situazioni più critiche si registrano negli ospedali nell’Azienda sanitaria territoriale 2 di Ancona - in particolare nei nosocomi di Senigallia e Jesi - e in quello di Fermo.
L’ultima ricognizione condotta dalla fu Asur - l’Azienda sanitaria unica regionale azzerata lo scorso 31 dicembre per effetto della riforma del settore portata avanti dalla giunta Acquaroli - scatta una fotografia della situazione aggiornata alla fine del 2022 e restituisce un quadro chiaro di quello che è il nodo gordiano della questione. Prendendo come esempio le realtà più critiche, nell’ospedale di Senigallia il rapporto è di cinque medici operativi (più quattro a contratto) a fronte dei 15 che sarebbero necessari, mentre a Jesi ci sono otto medici ma ne servirebbero 16. Al Murri di Fermo c’è invece un deficit di 15 unità: ne servirebbero 20 ma ce ne sono cinque.
La stortura
Una stortura che assume anche i contorni della beffa: «I nostri colleghi strutturati devono seguire tutti i codici, mentre quelli della cooperativa possono seguire solo i bianchi e i verdi, con un rischio nettamente più basso. Dunque, a fronte di una prestazione più tranquilla, ottengono un pagamento maggiore, ed è un controsenso». L’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ha già più volte acceso un faro su questo problema, parlandone anche direttamente con il Ministro della Salute Schillaci, ma la soluzione richiede tempi lunghi. «Anche sbloccando oggi questa situazione - osserva Brandoni - solo tra 10 anni avremo un numero di medici adeguato alle necessità. Questo significa che per altri 10 anni dovremo soffrire».