Cinque esponenti del Pd rispondono al j’accuse di Agostini: «Il Pd delle conventicole? Non si può più rinviare una riflessione profonda»

Bomprezzi, Biancani, Casini e Mastrovincenzo si trincerano dietro un no comment

Cinque esponenti del Pd rispondono al j’accuse di Agostini
Cinque esponenti del Pd rispondono al j’accuse di Agostini
di Véronique Angeletti
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Giovedì 15 Giugno 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 17:13

ANCONA Scena muta e profilo basso ma non per tutti. È la strategia con cui i Dem delle Marche rispondono al j’accuse di Luciano Agostini - ex parlamentare del Pd ancora molto influente specie nel Piceno - che, in una lettera aperta inviata al Corriere Adriatico e pubblicata ieri, punta il dito sui compagni di partito. Per l’ex onorevole ascolano, il Pd marchigiano è dominato dalle «correnti», patisce di «un’occupazione paramilitare» e sono «le conventicole e i caminetti» a forgiare intese e nominare uomini.

 


L’appello a Chantal


Pertanto, lancia un appello alla neosegretaria regionale Chantal Bomprezzi di «aprire un largo confronto per un vero rinnovamento della classe dirigente» e rivolgendosi «a quelli che la tengono in ostaggio e tramano nell’ombra» suggerisce «di rinunciare a ogni incarico» e lavorare per le elezioni l’anno prossimo e riconquistare la Regione nel 2025. Pensieri a cui, per prima, Chantal Bomprezzi o ancora i consiglieri regionali Antonio Mastrovincenzo, Anna Casini, Andrea Biancani, hanno risposto con un “no comment”. Parola allora al capogruppo democrat in consiglio Maurizio Mangialardi che condivide l’imperativo «di aprire il Pd al confronto per analizzare le sconfitte e ricompattare il partito per le elezioni» e anche la denuncia del “divide et impera”. «Purtroppo - osserva - c’è ancora qualcuno che pensa che le prospettive possono passare attraverso riunioni per parti separate e fuori dai percorsi più usuali. Soggetti che cambiano faccia a seconda di chi governa il partito ma sempre presenti».

 
Il centrosinistra


Non nega che quelle denunciate da Agostini siano manovre ma sono iniziative che definisce «degli errori di gioventù che spero saranno sostituiti con delle attività più inclusive per costruire un partito unito, una coalizione di centrosinistra adeguata con un percorso al contrario di quello fatto per Ancona».


Le dimissioni di Falà


Sulla storia dei “caminetti”, l’onorevole Augusto Curti pensa sia un riferimento alla lettera di dimissioni del segretario provinciale anconetano Jacopo Falà ma sulle elezioni, è convinto che «non sia più rinviabile una riflessione profonda, condivisa e basata sull’unità del partito che va ricercata e non annunciata, consapevoli che l’avversario è la destra che, a distanza di due anni e mezzo, sta dimostrando la totale incapacità a dare risposte ai cittadini».


La chiamata collettiva


Per l’onorevole Irene Manzi, Agostini sta sollecitando un rilancio dell’azione politica. «Mi auguro che nei prossimi appuntamenti già convocati (direzione ed assemblea regionale) ci sia una apertura concreta ed effettiva da parte della segretaria regionale ad un coinvolgimento di tutto il partito. Una chiamata collettiva ed effettiva al lavoro comune». Pragmatico, Luca Ceriscioli ricorda «abbiamo celebrato un congresso regionale, puntato su Bomprezzi, tra l’altro evidenziando chi il cambiamento lo pratica e chi invece si limita a chiederlo, investendo in una nuova generazione. La segretaria regionale è persona capace e preparata e il ruolo di chi ha ricoperto incarichi importanti è affiancarla con le proprie competenze. I temi veri sono la situazione drammatica della sanità su cui sto lavorando in prima persona e l’emergenza dell’utilizzo dei fondi del Pnrr. Per il bene delle Marche dobbiamo lavorare molto e bene per evitare altri 5 anni come questi». Il senatore Alberto Losacco, da ex commissario del Pd marchigiano, contestualizza l’attacco di Agostini. Ricorda che «il gruppo dirigente è spaccato in due e che ambedue le parti hanno sostenuto al livello nazionale Bonaccini mentre si è imposta la Schlein ed è un risultato appoggiato da una minoranza. Quindi lo sforzo che deve fare la neosegretaria è non curarsi delle vecchie frizioni, rimanere equidistante ai due gruppi e aprire il partito a chi, votando alle primarie, chiede una discontinuità rispetto al passato». 
 

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