Sanità, nelle Marche personale all’osso. Caccia agli specializzandi: «Ma pochi vengono da noi»

In meno di un anno la Regione ha firmato accordi con 13 Università in tutta Italia Saltamartini: «È un modo per far tornare chi studia fuori. Per ora scarsi risultati»

Sanità, nelle Marche il personale all’osso. Caccia agli specializzandi: «Ma pochi vengono da noi»
Sanità, nelle Marche il personale all’osso. Caccia agli specializzandi: «Ma pochi vengono da noi»
di Martina Marinangeli
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Sabato 17 Febbraio 2024, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 10:33

ANCONA - AAA: specializzandi cercasi. Con il personale sanitario ridotto al lumicino e certi segmenti del sistema che nel giro di pochi anni rischiano di restare scoperti, trovare una soluzione - almeno tampone, perché quella strutturale non sembra proprio dietro l’angolo - diventa prioritario. Così, nell’ultimo anno, la Regione ha messo il turbo ad una procedura già rodata: quella degli accordi con le Università per portare gli studenti di Medicina al secondo anno del corso di formazione specialistica nelle nostre aziende sanitarie ed ospedaliere. 


Le delibere


Un meccanismo, si diceva, già ampiamente utilizzato per medici, medici veterinari, odontoiatri, biologi, chimici, farmacisti, fisici e psicologi dal momento che le graduatorie sono nazionali.

Ma di recente i protocolli si sono moltiplicati: tra il 4 aprile 2023 e il 13 febbraio scorso Palazzo Raffaello ne ha deliberati ben 13 con altrettante Università di tutta Italia. Si va dall’Università degli studi Tor Vergata di Roma alla Cattolica, passando per le Facoltà di Medicina di Cagliari, Pavia, Modena e Reggio Emilia, Parma, Verona, Pisa, L'Aquila, Firenze, Ferrara e la Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara, fino all’Università degli studi dell'Insubria di Varese e Como.


Il capostipite


In principio fu la Politecnica delle Marche, il primo degli accordi deliberato dalla giunta Acquaroli nel lontano giugno 2021. Poi la proliferazione negli ultimi 10 mesi. «Questi accordi sono nati con lo scopo di far rientrare i ragazzi marchigiani che sono andati a studiare nelle Facoltà di Medicina di altre regioni - spiega l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini - anche perché ci erano arrivate richieste da parte di alcuni studenti. Ma per ora i risultati sono pochi», ammette il titolare della delega.


Strade a senso unico


Un recupero di risorse umane astratto al momento, fermo al nero su bianco dei protocolli deliberati. «Come Regione abbiamo aumentato le borse di studio e i fondi, ma i giovani medici italiani preferiscono andare a lavorare all’estero, dove gli stipendi e le condizioni sono migliori. Per questo ci battiamo affinché i tetti di spesa vengano rivisti». Inoltre, prosegue Saltamartini, «stando agli studi elaborati a livello europeo, emerge come gli specializzandi non vogliano lavorare nelle aree interne e disagiate, ma in quelle urbanizzate. E ancora: i giovani medici usciti dalle Università scelgono specializzazioni come Neurochirurgia e Cardiochirurgia, lasciando quasi del tutto scoperti altri segmenti come la Medicina generale, la Medicina d’Urgenza e la Pediatria».

Un gap tra domanda e offerta che si prova a sanare andando a caccia di specializzandi in giro per l’Italia da incasellare nelle posizioni richieste. I protocolli siglati con le Università prevedono che le aziende e gli enti del Servizio sanitario possano «procedere all’assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, con orario a tempo parziale» e definiscono «le modalità di svolgimento della formazione specialistica e le attività formative teoriche e pratiche al fine dell’assunzione a tempo determinato degli specializzandi». Accordi che consentono «alla Regione Marche di migliorare i livelli di assistenza sanitaria, assicurando l’aumento del numero di professionisti sanitari».

Il rapporto di lavoro a tempo determinato stipulato con gli specializzandi stabilisce un orario di lavoro pari a 30 ore settimanali. La cornice c’è. Al momento a mancare sono gli specializzandi con cui riempirla. 

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