Le Marche nel report “Mal’Aria” di Legambiente: «Meglio della media ma c’è da lavorare»

Le Marche nel report “Mal’Aria” di Legambiente: «Meglio della media ma c’è da lavorare»
Le Marche nel report “Mal’Aria” di Legambiente: «Meglio della media ma c’è da lavorare»
di Lorenzo Sconocchini
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Domenica 25 Febbraio 2024, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 15:15

ANCONA - «Le concentrazioni di sostanze inquinanti, nelle Marche, rimangono inferiori alla media nazionale. Un dato solo in parte positivo perché ancora lontano dagli obiettivi fissati per il 2030 e che diventeranno vincolanti proprio tra 6 anni andando a dimezzare i limiti previsti dall’attuale normativa». È quanto emerge dal rapporto 2024 “Mal Aria di città”, l’indagine annuale di Legambiente che ha monitorato i livelli di inquinamento atmosferico di 98 capoluoghi di provincia in tutta Italia. Il report misura, con i dati raccolti nel 2023, i livelli delle polveri sottili e del biossido di azoto, tenendo conto del numero totale annuo dei giorni in cui le città sforano i limiti previsti per legge.

Fermo senza centraline

Nessuno dei capoluoghi di provincia monitorati (4, perché a Fermo secondo il report di Legambiente non ci sono centraline classificate come urbane dall’Arpam) figurano tra le 18 le città italiane che l’anno scorso non hanno non rispettato il limite previsto per il PM10 di 35 giorni con una concentrazione media giornaliera superiore a 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc).

In testa alla classifica delle città fuori secondo la normativa vigente c’è Frosinone, con 70 giorni di sforamento registrati nella centralina di traffico urbano di Frosinone scalo, seguita da Torino (Grassi) con 66 giorni, Treviso (strada S. Agnese) 63, Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62 giorni superamento del limite giornaliero.

La media annuale della città, calcolata a partire delle medie delle singole centraline di monitoraggio ufficiale delle Arpa classificate come urbane (fondo o traffico), vede per le Marche i valori più alti registrati a Pesaro (con una media annua di 25 microgrammi per mc nelle Pm10 e 16 nelle Pm2,5), seguita da Ancona (22 e 15), Macerata (18 e 11) e Ascoli (16 e 9). Il report presentato di recente calcola anche la “riduzione delle concentrazioni necessaria”, che per ciascun parametro indica di quanto dovrà diminuire la concentrazione attuale, in percentuale, per raggiungere i valori normativi che entreranno in vigore a partire dal 2030. Pesaro dovrà ridurre del 20% le concentrazioni di Pm10 e del 38% quelle di Pm2,5, , Ancona del 7% le Pm10 e del 31% le Pm2,5 mentre gli altri due capoluoghi di provincia monitorati sono già in linea con gli standard fissati per il 2023, a parte una riduzione del 9% richiesta a Macerata per le Pm2,5.

Non solo in città

«Una lotta ancora tutta in salita quella contro lo smog, soprattutto nelle aree urbane», denuncia il report di Legambiente, evidenziando come manchino «pochi anni per agire e ridurre le emissioni, a partire dai sistemi di riscaldamento degli edifici e dai modelli di mobilità, ma anche migliorando il sistema di monitoraggio». Per l’associazione ambientalista occorre però occuparsi non solo delle città, ma anche delle campagne «dove le emissioni derivanti da agricoltura e allevamento intensivo - si legge nel report - possono superare quelle industriali e urbane». Per Legambiente, una delle strade da intraprendere è la promozione di investimenti per la produzione di biometano.

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