Marche, meno morti del periodo pre-Covid: nel ‘23 i decessi (17.613) sono rientrati sotto la media 2015-‘19

Marche, meno morti del periodo pre-Covid: nel ‘23 i decessi (17.613) sono rientrati sotto la media 2015-‘19
Marche, meno morti del periodo pre-Covid: nel ‘23 i decessi (17.613) sono rientrati sotto la media 2015-‘19
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 21 Febbraio 2024, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 09:34

ANCONA Dopo tre anni di passione, costati nelle Marche oltre seimila morti in più del normale, il dato dei decessi è rientrato nel 2023 nella media dell’ultimo quinquennio pre-Covid. Pagati fino al 2022 gli strascichi dell’epidemia da Cornavirus, che ha falciato soprattutto la generazione dei nonni, uomini e donne protagonisti della rinascita post bellica del nostro Paese, adesso i morti censiti dall’Istat nelle Marche si riallineano al trend del periodo 2015-2019, anzi leggermente al di sotto: 17.613 l’anno scorso contro una media di 17.863 nell’ultimo quinquennio prima dell’avvento del Covid-19.

L’effetto prolungato

Il virus arrivato dalla Cina ufficialmente, stando ai dati diffusi dall’Osservatorio epidemiologico, nella nostra regione ha fatto 4.556 vittime, considerato anche questo primo scorcio del 2024 (39 quelle censite dal primo gennaio) ma l’eccesso di mortalità nel triennio Covid è più elevato, con un eccesso di 6.064 decessi, tra il 2020 e il 2022, rispetto al trend medio del quinquennio precedente all’epidemia.

Un ulteriore surplus di quasi 1.500 morti, rispetto a quelli direttamente attributi a Covid-19, che può essere spiegato in due modi: parte delle vittime della malattia provocata dal virus Sars-Cov-2 può essere sfuggita alla diagnosi ufficiale per Covid (specie nella prima fase convulsa di gestione dell’epidemia) ma parte dei decessi in più potrebbero riguardare effetti collaterali dell’epidemia, decessi causati dal rallentamento degli screening di prevenzione anti-tumorale o addirittura da un trattamento ritardato o mancato a causa di un sistema sanitario sovraccarico durante l’emergenza sanitaria, iniziata nella nostra regione esattamente 4 anni fa.

L’effetto prolungato

Tra il 20 febbraio e il 31 marzo 2020, durante la fase acuta dell’epidemia, nelle Marche erano morte in tutto 2.465 persone, con un incremento del 53,3% rispetto alla media dello stesso periodo relativa agli anni 2015-‘19, che era stata di 1.736 decessi. E l’effetto Covid si era fatto sentire fino al 2022, con un eccesso che era stato di 2.260 morti (+12,7% sullla media del quinquennio pre-Covid) nel 2020 (1.581 le vittime ufficiali del virus), di 2.047 (+11,5%) nel 2021 ( 1.668 morti per Covid) e di 1.757 (+9,8%) nel 2022, quando i decessi attributi con diagnosi a Covid-19 furono 1.046. Già nel 2022 in realtà nelle Marche l’effetto dell’epidemia da Coronavirus sui decessi aveva iniziato a impattare meno che in altre regioni, nonostante un indice di vecchiaia salito nelle Marche a 212,6 over 65enni ogni 100 under 14, molto più alto della media nazionale, fissata a 187,6. Nel 2022 i decessi totali nelle Marche (19.620) erano scesi dell’1,5% rispetto all’anno precedente, mentre a livello nazionale l’Istat registrava un aumento dello 0,6%, con picchi del 2% nelle regioni del Nord. Adesso, con i dato completi del 2023 diffusi nell’ultimo report sulla mortalità in Italia, le Marche rientrano sotto (-250) la media del periodo 2015-2019. Dopo un triennio in cui sono morti oltre 60mila marchigiani, l’anno scorso si è chiuso a quota 17.613 decessi, così distribuiti per province: 5.36 ad Ancona, 3.961 Pesaro-Urbino, 3.689 a Macerata, 2.427 ad Ascoli Piceno e 2.100 nel Fermano.

Il dato nazionale

Le Marche fanno un po’ da avanguardia, nel superamento definitivo dell’emergenza Covid. A livello nazionale i dati sulla mortalità 2023 diffusi dall'Istat indicano che la fase di rientro alla normalità è iniziata ma non si è ancora completata. Nel triennio Covid 2020-‘22 il numero totale dei decessi in Italia si era mantenuto al di sopra delle 700 mila unità (746 mila in quello di inizio della pandemia) mentre nel 2023 si è scesi a 654 mila, 8mila in più della media 2015-2019 (circa 646 mila).

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