ANCONA - I mesi di dicembre e gennaio si sono caratterizzati per il servizio a singhiozzo operato da Aeroitalia sulle rotte di continuità territoriale. La rotazione mattutina da e per Milano ha subito nelle ultime settimane ritardi anche di oltre 5 ore (e in almeno due occasioni il collegamento è stato dirottato su Bergamo). Quelle per Napoli hanno registrato più di una cancellazione e il volo serale diretto a Roma è stato accorpato in diverse occasioni al collegamento per il capoluogo campano, sfasando la schedulazione degli orari del Sanzio. Una lunga serie di disservizi che ha fatto infuriare i passeggeri e gettato un’ombra sull’importante operazione legata alla continuità territoriale.
Diritti non rispettati
Già, perché a volte sembra sfuggire un elemento invece fondamentale: quello ai collegamenti aerei con Fiumicino, Linate e Napoli è un diritto concesso ai marchigiani dall’Unione europea per riconnettere la regione - scollegata alla stregua di un’isola - ai tre importanti hub italiani.
Aeroitalia ha già annunciato la volontà di lasciare le Marche appena possibile e, stando al bando dell’Enac con cui la compagnia si è aggiudicata le tre rotte, il sipario calerebbe il 1° ottobre, dando almeno sei mesi di preavviso (quindi entro marzo). Di fronte a questa road map, alcune domande sorgono spontanee: siamo irrimediabilmente condannati a subire questi disservizi fino ad ottobre? È possibile che non ci sia nessuno deputato a garantire e far rispettare la qualità di un servizio finanziato con soldi pubblici dello Stato e della Regione? E se qualcuno c'è – l'Enac per esempio - perché non sta intervenendo?
L’Ente nazionale per l’aviazione civile ha bacchettato la compagnia diffidandola a rispettare i termini della Convenzione; ma l’Enac potrebbe unilateralmente recedere quella stessa Convenzione (acquisiti i pareri favorevoli di Mit e Regione), se volesse. Il bando prevede che il numero dei voli cancellati per motivi direttamente imputabili al vettore non superi il 2% di quelli previsti per ciascuno dei tre anni di esercizio. Oltre tale limite, c'è la penale da 3mila euro per ogni cancellazione. C’è un’ultima domanda che merita risposta: non è che pagare la sanzione convenga di più del far volare aerei semivuoti?