Michele Caporossi, ultimo giorno al vertice dell'ospedale di Torrette: «Lascio il futuro in costruzione e una grande squadra»

Michele Caporossi, ultimo giorno al vertice dell'ospedale di Torrette: «Lascio il futuro in costruzione e una grande squadra»
Michele Caporossi, ultimo giorno al vertice dell'ospedale di Torrette: «Lascio il futuro in costruzione e una grande squadra»
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 14:46

Suonatore rivoluzionario, Michele Caporossi. Il ricordo del garofano da socialista appuntato sul bavero, la chitarra inseparabile compagna di cammino. «Sempre e per sempre. Dalla stessa parte mi troverai» (nel video a fine articolo). Canta i versi di De Gregori come fossero il suo marchio di fabbrica, il direttore generale, ancora per un giorno, di quella fortezza che è diventata l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche.

  
L’esaltazione della ricerca, l’ultima stelletta conquistata. Lascia la sua postazione a Torrette dopo sette anni. Cosa porterà nel cuore?
«L’armonia raggiunta con gli operatori. Lo sguardo dei pazienti». 
Pare un teorema dell’anima, più che un protocollo sanitario.
«Era il primo febbraio del 2016, ero appena arrivato. Fu allora che m’inventai le tre “G”: gentile, generoso, geniale. Sono i punti cardine della nostra organizzazione. Ne sono fiero: abbiamo costruito insieme il domani». 
Cosa lascia?
«Una grande squadra: cresciuta culturalmente, professionalmente e tecnologicamente. Soprattutto umanamente. Il tasso di complessità, durante il mio settennato, è aumentato del 40%. Significa prendersi cura di più malattie gravi e rare».
La sua è una passione per i primati. 
«Sono il segnale tangibile della strada percorsa».
Piazzi pure le bandierine. 
«Siamo primi in Italia per cardiochirurgia, con 1.500 interventi all’anno. Secondi per chirurgia toracica mininvasiva, per emodinamica e angioplastiche con un infarto grave in atto».
Vanto nel vanto: le stelle dello sport sempre più spesso scelgono le vostre équipe. 
«L’elenco è lungo: Mario Cipollini, Martina Fidanza ed Elia Viviani, campioni del mondo ciclismo, sono venuti a Torrette per l’ablazione. Per sconfiggere l’aritmia, la prima causa dell’ictus». 
Resti sul podio. 
«Le star del moto gp Valentino Rossi e Francesco Bagnaia, il fuoriclasse del salto in alto Gianmarco Tamberi sono stati miracolati dagli ortopedici di via Conca».
Un aneddoto?
«Quando decisero di portare da noi il Dottore, chiamarono di notte. Per tutelare la privacy tenemmo nascosta la notizia fino al giorno dopo. Poi, quando venne dimesso, organizzammo una conferenza stampa. Sorpresa, era già lontano».
L’amico in corsia?
«Paolino Giampaoli: il nostro paziente zero del Covid, il primo a essere guarito. Vende magliette delle squadre di calcio per sostenerci. È un testimonial prezioso».
La lezione della pandemia?
«Mi ha riportato alla realtà, alla piena consapevolezza. Mi sono trovato ad affrontare l’ignoto. Non abbiamo lasciato indietro nessuno».
La prima cosa fatta?
«Aver messo in sicurezza pazienti e sanitari. Subito. Guanti, mascherine e scafandri non sono mai mancati. Immediatamente abbiamo attivato un sistema di protocollo d’intervento. Ognuno sapeva cosa fare». 
Era la terza G: geniali. 
«Si lavorava giorno e notte. Un esempio». 
Quando lascerà per l’ultima volta il suo ufficio, cosa attraverserà? 
«Il futuro in costruzione: 70 cantieri per 110 milioni di investimenti e il traguardo di avere in una unica cittadella sanitaria il nuovo Salesi, il materno-infantile. Grazie alla Regione. Mi concede un moto di riconoscenza?».
Certo.
«Lo voglio rivolgere all’assessore ai Lavori Pubblici Francesco Baldelli: ha permesso di realizzare un piano in più per il pediatrico e ha destinato, nel bilancio 2023, altri due milioni per i parcheggi».
La curiosità sorge spontanea: come e dove convoglierà la sua umanità-passione-professionalità. E tutto il consenso che raccoglie?
«Voglio continuare a pensare, progettare».
Oltre gli slogan, dove? In politica? 
«L’ho fatta in passato. Sono stato assessore al Comune di Ancona, con i sindaci Monina e Del Mastro. Erano gli anni Ottanta, avevo la delega alle grandi infrastrutture. Ho portato a casa il primo project financing d’Italia con il parcheggio Stamira, il finanziamento delle opere pubbliche con risorse alternative a quelle statali. Mi sono inventato gli ausiliari del traffico».
Siamo sempre alla terza G: geniale. Sarà per questo che la sindaca dorica Valeria Mancinelli ha lanciato un appello: guai a non utilizzare una simile risorsa. La traduzione simultanea?
«Non so. Per ora mi sono occupato dell’ospedale. Ho diretto sette aziende sanitarie in tre regioni. Punto». 
Che dire di una bella lista civica in vista delle amministrative di primavera ad Ancona? 
«Non ci ho pensato».
Telegrafico o scaramantico? 
«La prima che ha detto».
Preferirebbe salire a Palazzo del Popolo o in Regione, anche se rispetto alle sue ideologie via Gentile da Fabriano è di segno opposto. 
«Non ho segni politici. Il mio partito, quello socialista, non c’è più».
Voci di corridoio?
«Non ho ricevuto alcuna proposta». 

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