ANCONA Fiumi che traboccano, strade statali per l’Umbria bloccate da Tir intraversati per la neve, onde alte fino a tre metri che danneggiano il lungomare, alberi che si schiantano nei centri abitati, come a Jesi e Osimo, casette dei terremotati semisommerse dalla coltre bianca. Ampiamente annunciata da un’allerta giallo-arancione della Protezione civile, legata soprattutto ai rischi per il livello dei fiumi, un’ondata di maltempo ieri si è abbattuta su tutte le Marche con forti piogge, raffiche di vento e mareggiate, che hanno provocato danni in serie e situazioni critiche, richiedendo centinaia di interventi dei vigili del fuoco in tutte e cinque le province.
Dopo l’alluvione
A poco più di quattro mesi dalla tragica alluvione del 15 settembre scorso, che aveva devastato le vallate tra le province di Ancona e Pesaro Urbino provocando 13 vittime, anche stavolta a tenere con il fiato sospeso è stato soprattutto il fiume Misa. Per tutta la notte di domenica e fino a ieri all’ora di pranzo si è temuta una nuova esondazione nel tratto cittadino che attraversa Senigallia, tanto da indurre il Comune - che già aveva disposto la chiusura di scuole e centri di accoglienza - a invitare i cittadini a restare nei piani alti delle abitazioni più vicine al fiume e a limitare gli spostamenti allo stretto indispensabile, in attesa che passasse l’onda di piena. Solo poco prima dell’una di pomeriggio - dopo aver chiuso strade e supermercati, un ufficio postale e il distretto sanitario - il Comune ha potuto dare il cessato allarme, visto che la piena del Misa scorsa via lambendo gli argini. «Stavolta l’abbiamo scampata davvero per pochi centimetri», tirava un sospiro di sollievo il sindaco Massimo Olivetti, dopo che alla stazione idrometrica di Bettolelle, alle porte della città, il fiume aveva raggiunto un picco di 3 metri e 99 cm. Nel frattempo era stata riaperta la struttura di accoglienza al seminario vescovile di Senigallia, dove avevano trovato riparo nove persone.
Non solo il Misa
Ma le forti precipitazioni iniziate domenica non hanno gonfiato solo il Misa. Nel Pesarese sono state segnalate piccole esondazioni locali del fiume Foglia (a metà mattinata è stata evacuata precauzionalmente la sede distaccata della Ifi, che produce componenti per bar) del Metauro e del torrente Arzilla. Nell’Anconetano si sono ingrossati anche i corsi del Nevola, che ha allagato i campi nel tratto arceviese, e dell’Esino, con straripamenti che non hanno raggiunto le abitazioni.
Anche le mareggiate hanno segnato la giornata di maltempo.
Terremotati al buio
La neve ha quasi sommerso le casette Sae dei terremotati del Maceratese. Nei vialetti si segnalavano fino a 80 centimetri di neve e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per rimuovere la neve dai tetti. Una slavina si è abbattuta ieri mattina sul tracciato della Provinciale 120 «Sarnano-Sassotetto-Bolognola», sempre nel Maceratese, in località Passo del Lupo e ieri sera la strada era ancora chiusa. Un metro di neve ad Arquata del Tronto, dove gli sfollati dell’area Sae hanno dovuto sopportare anche un blackout. E non è finita qui. Ieri la Protezione civile regionale ha diramato una nuova allerta meteo, valida fino alla mezzanotte di oggi su tutte le Marche, per le criticità idraulica ed idrogelogica, con rischio di smottamenti ed esondazioni. Allerta gialla per le valanghe nella zona dei Sibillini e della Laga Marchigiana. «Bisogna fare gli interventi necessari per la messa in sicurezza e l’innalzamento del livello di mitigazione del rischio idrogeologico per il Misa e il Nevola», diceva ieri il governatore Acquaroli, raccomandando ai cittadini di seguire le indicazioni di Protezione civile e amministrazioni locali.