Le voci nel silenzio
Ma poi c’è la punta dell’iceberg, che ogni anno emerge sempre più dall’oceano del silenzio e della paura. Il Rapporto sulla violenza di genere della Regione, deliberato dalla giunta lunedì, registra come nel 2022 si siano rivolte ai Centri antiviolenza delle Marche 705 donne, 42 in più rispetto alle 663 del 2021. Un primo segnale di speranza che emerge dai freddi numeri. Di queste, la maggior parte è concentrata tra le province di Pesaro Urbino (245) e di Macerata (212). Segue l’Anconetano con 154 donne che si sono rivolte ai Cav per denunciare una violenza subita, mentre presentano cifre più contenute Fermo (49) e Ascoli Piceno (45).
L’andamento in 10 anni
Il trend nell’ultimo decennio mostra un aumento costante: dal 2012 al 2021 gli accessi sono più che raddoppiati e di nuovo in aumento nel 2022. «Questo - spiega il report - con buona probabilità può indicare un fabbisogno accresciuto, insieme al rafforzamento delle reti territoriali in grado di intercettare una porzione incrementale del fenomeno della violenza contro le donne».
Il profilo del maltrattante
Quanto agli autori delle violenze, sono principalmente i coniugi, con un totale di 326 casi su 874 (il 37,3%). «Ancora una evidenza a conferma, dunque, della caratteristica domestica della violenza contro le donne, che prolifera proprio nelle relazioni più intime». Si tratta per lo più di italiani tra i 40 e i 59 anni con un’occupazione stabile. I dati mostrano come in quasi la metà dei casi, gli autori della violenza non presentino particolari situazioni problematiche né dal punto di vista economico, né della salute. Invece più di un quarto si trova in una condizione di dipendenza di varia natura, come ad esempio alcol, droga, gioco d’azzardo o abuso di psicofarmaci. I primi segnali di allarme da non sottovalutare.