Parrucchiere ed estetiste nella giungla dei doppi protocolli: «E noi a chi diamo retta?»

Parrucchiere ed estetiste nella jungla dei doppi protocolli: «E noi a chi diamo retta?»
Parrucchiere ed estetiste nella jungla dei doppi protocolli: «E noi a chi diamo retta?»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 14 Maggio 2020, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 19:28

ANCONA - In seconda battuta rispetto a ristorazione e balneari. E a quattro giorni dalla data X del 18 maggio prevista per la riapertura. Ieri è toccato a parrucchieri ed estetisti fare i conti con il protocollo per la loro fase 2 pubblicato da Inail ed Istituto superiore di sanità, che anche in questo caso ha punti di divergenza rispetto alle direttrici emanate dalla regione Marche. Direttrici passate persino per una prova sul campo, lo scorso venerdì in due saloni di Ancona, promossa a pieni voti da vertici regionali e tecnici. 



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«Siamo al paradosso totale – commenta sconcertato Luca Casagrande, responsabile categoria Benessere Confartigianato Ancona e Pesaro Urbino – parliamo di riaprire lunedì e ancora stanno normando. Le linee guida dell’Inail escono solo adesso, ma gli operatori del settore hanno già speso soldi per adeguarsi a misure specifiche dei protocolli regionali. Questa è una presa in giro: urge un chiarimento per capire come dobbiamo comportarci, a questo punto dalla Conferenza Stato-Regioni». 
 
Differenze non sostanziali
Le differenze tra i documenti non sono sostanziali – come invece nel caso dei balneari – ma a quattro giorni dalla riapertura rischiano comunque di mettere in difficoltà il settore. «Non si tratta di disposizioni vincolanti – specifica il presidente dell’Inail, Franco Bettoni – ma di contributi di carattere scientifico, che contengono analisi del rischio per settori specifici di attività». Nel caso di estetisti e parrucchieri, si parla di estensione degli orari di apertura dei locali – cosa prevista anche dal protocollo regionale, che parla di un arco dalle 8 alle 21:30 – e una razionalizzazione degli spazi tale da permettere il distanziamento, anche attraverso la realizzazione di aree di attesa all’esterno, consentendo ove possibile l’occupazione del suolo pubblico in deroga. Per quanto riguarda il distanziamento tra le postazioni, Inail e Iss prevedono almeno due metri «sia di trattamento che di attesa tecnica, anche utilizzando postazioni alternate», mentre il protocollo regionale parla di 1,80 metri e pone come obbligatorie le postazioni alternate. Diverge anche l’aspetto che riguarda il rapporto tra cliente ed operatore: per la Regione, il cliente va seguito dalla stessa persona in tutte le fasi della lavorazione, per evitare promiscuità all’interno della struttura, mentre questo aspetto non è previsto dal protocollo nazionale. 
Al massimo due clienti
Inoltre, il vademecum marchigiano stabilisce che ogni operatore possa avere in carico al massimo due clienti e che ci sia al massimo una persona in sala d’attesa, mentre i due istituti nazionali parlano genericamente di «limitare il numero di persone presenti nel locale allo stretto necessario». Genericità che potrebbe essere foriera di confusione. Prevista da Inail ma non dalla Regione, poi, la separazione tra la cabina per il trattamento viso e quelle per il resto del corpo. I due protocolli collimano invece perfettamente in altri punti, quali gli orari di lavoro flessibili e, ove possibile, turnazione dei dipendenti, favorire ricircolo naturale d’aria ed eliminare riviste ed altri oggetto che potrebbero essere di utilizzo promiscuo nella sala d’attesa e nel locale in generale. 
I punti in comune
Per garantire la sostenibilità delle attività quotidiane, inoltre, secondo Inail ed Iss, è necessaria una buona programmazione.

Si ribadisce l’obbligatorio utilizzo di mascherine da parte del cliente a partire dall’ingresso nel locale - ad eccezione del tempo necessario per effettuare i trattamenti che non lo rendano possibile – così come degli operatori. Viene definito inoltre come «preferibile» fare ricorso a grembiuli e asciugamani monouso. «Non mi sento di fare polemica – la posizione diplomatica di Mauda Galdenzi, presidenza Benessere sanità Cna territoriale di Ancona – perché l’importante è che ci facciano riaprire. Mi atterrò scrupolosamente a tutte le linee guida che ci daranno».

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