CERRETO D'ESI - Il coraggio dopo vent’anni di soprusi. Concetta, Titti, Marruocco aveva deciso di dire “basta” alle violenze il marzo scorso. Voleva costruire una nuova vita, per lei e per le persone che le stavano intorno. Voleva ritrovare quella serenità che per troppo tempo le era sfuggita di mano. Il passo più grande è stato rivolgersi alle forze dell’ordine e al centro anti violenza. Ha chiesto aiuto e il marito violento è stato allontanato da casa e lei per un periodo è stata accolta in una struttura protetta. Non è bastato. Perché è stata uccisa brutalmente nel cuore della notte.
Il desiderio
Solo quattro giorni fa era passata a trovare le volontarie di Artemisia.
La chiosa: «Questo è il momento del dolore e del lutto, noi donne dell’associazione insieme a tutte le donne piangiamo Concetta e chiediamo soltanto che questo orribile omicidio non venga derubricato ancora una volta come un “raptus” agito da una persona sconvolta o incapace di intendere e di volere». Il 14 settembre, in tribunale, l’infermiera aveva raccontato il perché si fosse rivolta agli inquirenti così tardivamente: «Non l’ho mai denunciato perché avevo paura che mi portassero via i bambini» aveva detto riferendosi al marito. «Per vent’anni mi ha maltrattata, insultata, picchiata». In aula aveva anche denunciato di aver subito, a partire dal 2022, abusi sessuali da parte dell’operaio «perché lui doveva sfogarsi». Il pm ha dovuto aggiornate il capo d’imputazione sulla base delle nuove dichiarazioni della donna.
Il ricordo
Lavorava a Matelica, come infermiera negli ambulatori ospedalieri. La vittima era un’associata Cisl. La sigla «era a conoscenza della situazione familiare drammatica che perdurava da anni, e grazie all’apporto della collega Paola Ticani, responsabile Fp Cisl Sanità di Macerata, le siamo state vicino soprattutto nel momento in cui il marito aveva iniziato a compiere atti di violenza verso la figlia minorenne. Concetta era una donna coraggiosa che aveva avuto il coraggio di denunciare e di accettare di vivere per un periodo presso una struttura protetta, indossando braccialetti elettronici lei e la figlia». Insieme alla Cisl la 53enne si era rivolta al centro anti violenza. «Non vi sono parole per esprimere dolore e sconcerto per un evento di enorme gravità accaduto ad una donna che si era affidata alle istituzioni per tutelare lei e la figlia minorenne che adorava». Una donna che «credeva nei valori del lavoro e dell’aiuto verso il prossimo».