La rabbia di Traini: «Non sono pentito,
ho sparato per vendicarmi dei pusher»

La rabbia di Traini: «Non sono pentito, ho sparato per vendicarmi dei pusher»
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 7 Febbraio 2018, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 21:12
ANCONA - Tace con il gip, ben sapendo che nessun argomento difensivo l’avrebbe tirato fuori da Montacuto, ma parla per due ore e mezzo con il pm Stefania Ciccioli, che lo accusa di strage e altri reati da vent’anni di carcere. Luca Traini, il pistolero che sabato mattina ha costretto Macerata al coprifuoco sparando sugli immigrati di colore, si avvale della facoltà di non rispondere nell’udienza di convalida ma poi fa mettere a verbale, con qualche chiarimento, le dichiarazioni rese in caserma la sera dell’arresto. 

Mentre alle cinque del pomeriggio il gip Domenico Potetti se ne torna al tribunale di Macerata per firmare l’ordinanza che convalida l’arresto del giovane fascio-leghista di Tolentino e conferma la custodia in carcere, sia pure limando un po’ i reati contestati dalla procura (strage aggravata dall’odio razziale ma non anche tentato omicidio), Luca resta nell’aula udienza di Montacuto fino all’ora di cena per una replica del suo manifesto politico già declamato con la bandiera tricolore addosso davanti ai carabinieri che l’avevano arrestato. Stavolta una confessione autentica, resa in presenza del suo avvocato difensore Giancarlo Giulianelli e dunque valida ai fini processuali. «Non sono pentito - ha detto in sostanza - volevo vendicare Pamela, la povera ragazza fatta a pezzi da un nigeriano, sparando ai neri. C’è troppa immigrazione, sono loro che spacciano».

Per questo l’unico dispiacere Traini lo prova scoprendo che tra i sei immigrati di colore feriti dai colpi della sua Glock c’è anche Jennifer Otiotio, ragazza nigeriana colpita a una scapola durante uo tiro a segno. Se ne è accorto scorrendo le accuse con cui la procura aveva chiesto la convalida dell’arresto e «ci è rimasto veramente male», come spiega l’avvocato Giulianelli lasciando il carcere dopo l’interrogatorio. 

Sgommando con la sua Alfa 147 per le vie di Macerata Luca incrociava poveri innocenti e, nella sua ossessione di vendetta, credeva di inquadrare pericolosi pusher, “cloni” di quell’Innocent Oseghale recluso nello stessa casa circondariale di Ancona con l’accusa di aver squartato Pamela. Da lunedì Luca Traini non è più in regime d’isolamento e in carcere si «sente come a casa sua», dice ancora l’avvocato Giulianelli, spiegando di averlo trovato «tranquillo e non pentito».

Traini ha confermato di non aver mai conosciuto Pamela, la ragazza romana di 18 anni trovata squadrata in due trolley a Casette Verdini di Pollenza, ma è stata proprio la sua storia, sentita sabato mattina alla radio mentre andava in palestra, ad averlo fatto «sbroccare», ha ripetuto al pm, spingendolo a vendicarsi di africani neri come il presunto massacratore il nigeriano arrestato con le accuse di omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere. Anche durante l’interrogatorio Luca Traini, 28 anni, nel giugno scorso candidato per la Lega alle Comunali di Corridonia, ha dedicato «un pensiero di vicinanza a Pamela e alla sua mamma», ricordando che sabato mattina, tra una sparatoria e l’altra, siu era fermato proprio a Casette Verdini per accendere un cero dove è stato trovato il corpo. Un cero con l’effigie di Mussolini, trovato dai carabinieri accanto a una scatola di proiettili vuota. 

L’avvocato difensore di Traini ieri ha pure confermato che chiederà una perizia psichiatrica. Per Giancarlo Giulianelli la morte di Pamela avrebbe creato «un blackout totale nella mente di Traini, al punto da potersi configurare » l’incapacità di intendere e di volere al momento del gesto stesso», anche se i carabinieri sostengono di averlo visto sempre lucido dal momento dell’arresto. Per l’avvocato Giancarlo Giulianelli invece potrebbe aver pesato un «vissuto di sofferenza», di cui Traini ha parlato anche ieri nel suo faccia a faccia con il pm, dovuto a una separazione tormentata dei genitori e alla storia finita male con una ragazza che aveva avuto problemi di tossicodipendenza. Proprio come Pamela, la ragazza che il pistolero voleva vendicare sparanado ai neri. 
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