TOLENTINO Si è conclusa con l’archiviazione - disposta dal Gip Claudio Bonifazi - l’indagine nei confronti dell’ex assessore Silvia Luconi (difesa dal legale Luciano Pacioni), accusata di diffamazione a mezzo stampa ai danni di Francesco ed Emanuele Massi Gentiloni Silveri, che avevano presentato querela nei confronti della candidata sindaco alle ultime elezioni dopo una nota a firma della stessa Luconi.
I due fratelli, figli del compianto Roberto Massi Gentiloni Silveri, contestavano le dichiarazioni della candidata che, nell’attaccare l’attuale presidente del consiglio comunale Alessandro Massi (nipote di Roberto e figlio di Francesco, ndr) faceva anche riferimento ai suoi familiari.
La conferma
Alla fine il Gip Bonifazi ha però confermato l’archiviazione. Nel dispositivo, tra i vari aspetti, il giudice evidenzia «che la genericità delle espressioni usate non travalica i limiti della continenza del diritto di critica politica non essendo esse rivolte in modo oggettivamente e gratuitamente offensivo al destinatario».
Diritto di querela è estinto
Sottolineato anche che «per quanto riguarda le espressioni ritenute diffamatorie in danno di Roberto Massi, deceduto, il diritto di querela è estinto». Luconi commenta così la fine della vicenda giudiziaria: «Durante la campagna elettorale - afferma l’attuale consigliera comunale di minoranza del gruppo Tolentino nel cuore - si è ripetutamente tentato di dare un’immagine distorta della mia persona che è stata ripetutamente tacciata di arroganza. Non sono stata esente da critiche aspre nei miei confronti e in quelli della mia famiglia, che niente c’entrava con la competizione elettorale. Ma ad urne chiuse ho preferito mettere la competizione da parte ed iniziare a pensare a cosa facesse bene alla città e quale contributo potessi apportare alla stessa, seppur dai banchi della minoranza. Alle querele ho preferito ricostruire, mettendomi in discussione quotidianamente e utilizzando la politica solo per stare vicino alla gente. La definitiva archiviazione mette finalmente la parola fine ad un caso che si protraeva da più di un anno e che niente aveva a che fare con la politica nel senso più nobile del termine. Da parte mia nessun rancore, ma anzi, la volontà di ristabilire, semmai ce ne fosse bisogno, o mantenere rapporti cordiali e costruttivi, seppur in posizioni politiche oggi profondamente distanti».