Sfruttavano gli immigrati nei campi: turni massacranti a 5 euro all'ora. E gli facevano pagare l'affitto di case fatiscenti. Tre arresti

Sfruttavano gli immigrati nei campi: turni massacranti a 5 euro allora. E gli facevano pagare l'affitto di case fatiscenti. Tre arresti
Sfruttavano gli immigrati nei campi: turni massacranti a 5 euro allora. E gli facevano pagare l'affitto di case fatiscenti. Tre arresti
di Redazione Web
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 25 Ottobre 2023, 11:25 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 07:41

MACERATA - Erano riusciti a monopolizzare il mercato del lavoro nel settore agricolo, sfruttando la manodopera di dittadini immigrati, soprattutto di nazionalità pakistana e bangladese. Li pagavano dai 5 ai 6,50 euro l'ora facendoli lavorare 10-12 ore in condizioni di assoluta precarietà. Per questo motivo tre pakistani residenti a Cupramontana e Cingoli sono agli arresti domiciliari con obbligo di dimora. 

La custodia cautelare è arrivata al termine di una indagine condotta dai carabinieri del Nil (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Pesaro Urbino, in collaborazione con i colleghi dei Nil di Ancona e Macerata e dei Comandi Provinciali di Ancona e Macerata: il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Ancona, su richiesta della locale Procura, trae origine da un’attività investigativa avviata e condotta, dal giugno 2021 dopo un controllo stradale.

I Carabinieri di Mondavio segnalavano un furgone con a bordo 8 persone che riferivano di essersi recati a lavoro nei campi ubicati nella zona, per svolgere le mansioni di braccianti agricoli.  

Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, hanno consentito di rilevare la presenza di un sodalizio composto da  soggetti pakistani finalizzato a monopolizzare il mercato del lavoro, nel settore agricolo, nelle province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino, mediante  lo sfruttamento di manodopera (la maggior parte richiedente asilo) reclutata a basso costo, anche presso i centri di accoglienza, da fornire ad aziende agricole di quei territori. 

Gli accertamenti hanno consentito di individuare in Cupramontana  la sede operativa del sodalizio e in Cingoli gli alloggi di fortuna ove veniva ospitata, in condizioni di degrado, la manodopera sfruttata. Le indagini  consentivano di far emergere le condotte illecite del sodalizio che approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità dei lavoratori, forniva agli stessi una retribuzione palesemente inferiore a quella contemplata dai contratti collettivi regionali e nazionali, limitandosi alla corresponsione di un compenso orario equivalente a 5 - 6,50 euro l’ora, a fronte di un impiego giornaliero anche di 10-12 ore, in assenza del rispetto delle norme di riferimento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. 


Le vittime erano alloggiate presso strutture fatiscenti costituite da casolari in stato di abbandono, in aperta campagna, in pessime condizioni igienico-sanitarie e per avere un giaciglio di fortuna erano costrette a corrispondere un canone di locazione pari a 150 euro mensili per lavoratore. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA