Fiuminata, il racconto di Billi: «Niente fotovoltaico sul mio tetto. Una storia di burocrazia e divieti»

Fiuminata, il racconto di Billi: «Niente fotovoltaico sul mio tetto. Una storia di burocrazia e divieti»
Fiuminata, il racconto di Billi: «Niente fotovoltaico sul mio tetto. Una storia di burocrazia e divieti»
di Emanuele Pagnanini
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Martedì 17 Gennaio 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 18:32

FIUMINATA Vietato istallare pannelli fotovoltaici sul tetto. A Campottone di Fiuminata, piccolissimo insediamento risalente al XVI secolo, a cavallo tra Umbria e Marche, risparmio energetico e sostenibilità ambientale si scontrano con i vincoli della Soprintendenza ai beni architettonici. Il risultato è una contraddizione per cui chi vive (e sono sempre di meno) in aree quasi incontaminate dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, deve continuare a bruciare legna per scaldarsi, usare motori diesel, rimanere senza connessioni internet. 
 

A parlarne è Massimo Billi, proprietario di un’abitazione di famiglia nel centro storico della frazione (vi abitano una ventina di persone) al confine tra le province di Macerata e Ancona.

Ha usufruito del bonus 110 per ristrutturare lo storico edificio ma non ha potuto istallare l’impianto fotovoltaico. Il borgo è vincolato dalla Soprintendenza che ha dato parere negativo al progetto. «Voglio raccontare la mia storia di ordinaria burocrazia per difendere chi vive nei borghi storici dell’Appennino – spiega – non c’è solo il terremoto ad allontanare la gente. Ormai non abbiamo più servizi e se si mette di traverso anche un organo dello Stato, allora queste terre diventeranno un deserto». Una vicenda che ha inizio lo scorso maggio quando Massimo Billi (di Monte Roberto ma proprietario di questa storica abitazione a Campottone) presenta al Comune di Fiuminata la Cila (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) per il Superbonus. Una ristrutturazione che prevede cappotto termico, infissi, antisismica. Vuole installare anche l’impianto fotovoltaico ma serve l’ok della Soprintendenza essendo la frazione vincolata. A luglio una Pec del Comune informa che il parere è negativo. Billi fa un accesso agli atti è scopre che il no si rifà ad un precedente parere negativo del 2020. «Fino a 2 giorni fa – spiega Billi – il Comune non aveva ancora ricevuto il parere richiesto per i miei lavori». 

La contraddizione
 

Arrivando al paese, la prima contraddizione: a poche decine di metri ma fuori dal centro storico, c’è un’abitazione che, non vincolata, ha sul tetto i pannelli. «Ad inizio dicembre l’ingegnere che ha seguito la mia pratica mi comunica che una nuova normativa permetterebbe di istallare i pannelli con la firma e la presa di responsabilità dello stesso professionista della Cila. Ma ormai è troppo tardi. Il Superbonus è stato prorogato fino al 31 marzo però per me non ci sono più i tempi per le pratiche. Per cui ho, a malincuore, rinunciato al fotovoltaico. Ma voglio lanciare un messaggio per difendere il territorio: non è giusto che debba scontare un handicap abitativo. Perché chi abita in un borgo storico non può avere una casa in classe energetica alta? Perché non può risparmiare? Paga le tasse ma ha meno diritti. Il risultato è che non ci sono più servizi: bar e negozi sono nella valle, la fermata del bus è a più di un km, il primo distributore di carburante a 13 km, gli ospedali lontanissimi. E ora il no ad una proprietà abitativa al passo con il mercato. Qui si limita il miglioramento della classe energetica. I vincoli vanno bene nel salvaguardare l’architettura dei borghi. Io, insieme ad altri abbiamo contribuito a salvare chiesette e fonti storiche. Ma questa è una burocrazia che non è al passo con i tempi». 

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