CIVITANOVA - Dalla sua cella del carcere di Montacuto Filippo Ferlazzo piange, si dispera per quello che ha fatto. «Mi dispiace, chiedo scusa: sono distrutto», ha ripetuto. A 32 anni è accusato dell’omicidio volontario di un ambulante di sette anni più grande, Alika Ogorchukwu, nigeriano, padre e marito di una donna straziata dal dolore, ucciso a mani nude in pieno giorno e in pieno centro a Civitanova. «È veramente addolorato, ha pianto sempre, non si capacita che quell’uomo è venuto a mancare», ha spiegato ieri mattina il suo legale, l’avvocato Roberta Bizzarri, che lo ha raggiunto in carcere per parlarci.
Il racconto
Al suo legale Ferlazzo ha dato la sua ricostruzione dei fatti. «Stavo passeggiando in corso Umberto con la mia compagna - ha detto - quando il nigeriano si è avvicinato per chiedere l’elemosina. Lo ha fatto in modo insistente, a un certo punto ha strattonato per un braccio la mia compagna». Lei si è liberata dalla presa continuando a camminare, il compagno no. Lei è andata via lui è andato in fissa: quel gesto avrebbe fatto scattare qualcosa nella sua testa, si è fermato, ha seguito Alika, si sarebbero presi a parole, poi la violenza. Gli avrebbe preso la stampella che il 39enne usava per camminare e con quella lo avrebbe colpito, poi avrebbe continuato a mani nude, i due erano finiti a terra, lui gli è salito sopra continuando a colpirlo e a stringergli le mani al collo. Lo insultava mentre i presenti gli urlavano di fermarsi, che lo stava uccidendo, ma niente. Il demone che aveva dentro non sentiva nulla.
Le parole
«Sono straziata da quanto accaduto e vicino al dolore della famiglia della vittima», ha detto la madre di Ferlazzo all’avvocato Bizzarri. «Le ho chiesto la documentazione attestante l’invalidità e le patologie - afferma il legale -. Ha chiesto del figlio, cosa poteva fare per incontrarlo». Per martedì, intanto, è stato fissato l’esame autoptico sulla salma del 39enne, a eseguire l’accertamento irripetibile sarà il medico legale Ilaria De Vitis.