Torna al lavoro (gratis) 4 anni dopo la pensione, Franco Verdarelli racconta: «Sarà volontario nel mio Comune di Camerino terremotato»

Verdarelli: «Torno al lavoro da volontario nel mio Comune terremotato»
Verdarelli: «Torno al lavoro da volontario nel mio Comune terremotato»
di Giulia Sancricca
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Mercoledì 13 Settembre 2023, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 07:27

CAMERINO C’è chi attende la tanto agognata pensione per dedicare il proprio tempo a un hobby o a una passione. Poi c’è chi, dopo 40 anni dedicati al bene pubblico, sente di poter dare ancora molto alla propria comunità, soprattutto se questa porta sempre evidenti le ferite del sisma. E allora si rimbocca le maniche.

Non con il fare di chi ha decenni di esperienza, ma con l’umiltà di chi alza la mano e dice: «Se c’è bisogno, io ci sono». È ciò che ha detto Franco Verdarelli, 68 anni, in pensione dal 2019, ai suoi colleghi del Comune di Camerino. Ed è stato preso in parola, perché dai prossimi giorni, come stabilisce anche una determina comunale, Verdarelli potrà tornare a lavorare in Comune per sei mesi da volontario, senza compenso. Solo per il piacere di dare una mano e con la speranza di vedere presto ricostruita la sua città. 

 



«Ho lavorato in Comune a camerino per 40 anni - dice -. Ho cambiato diversi uffici fino ad arrivare all’Anagrafe dove sono rimasto fino alla pensione». Verdarelli ha vissuto l’emergenza del sisma e per chi ama profondamente la propria terra è stata dura toccare con mano una città che si sgretola strutturalmente e socialmente. «La sede del Comune era inagibile, abbiamo portato via quello che si poteva, c’erano sette uffici in una stanza ed è stato molto complicato».

«Ho visto la trasformazione sociale»

La sua presenza all’Anagrafe gli ha permesso di vedere i numeri dei residenti scendere vertiginosamente e quella desertificazione dell’entroterra che molti conoscono solo a parole è diventata concreta sotto i suoi occhi: «Non immaginavo che la situazione sarebbe stata così disastrosa, all’inizio non ci rendevamo conto.

Poi invece ho visto la trasformazione sociale: le persone si sono trasferite lungo la costa, hanno trovato lavoro, i bambini cambiato scuola. Io sono rimasto e voglio aiutare. Spero di vedere il mio paese rinascere».

Ma non lo farà restando con le mani in mano: «Il pensionamento è stato un po’ un trauma, una persona abituata per 40 anni a lavorare si trova male a casa senza fare niente. Ora torno al lavoro, ma è una cosa parziale: non posso svolgere tutte le mansioni che svolgevo prima, però posso fare abbastanza e quell’abbastanza mi rende felice». Ma perché il volontariato in Comune e non in una associazione? «Io faccio parte anche dell’associazione dei diabetici che purtroppo durante la pandemia ha rallentato la sua attività. Avrei voluto aiutare in reparto, a Camerino, ma per motivi burocratici non è stato possibile. Così si è concretizzato ciò che dicevo ai miei colleghi dal giorno della pensione: “Se avete bisogno, per qualsiasi cosa, sono pronto ad aiutare”. Adesso potrò farlo».

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