Fim a Porto Sant'Elpidio, l'inquinamemto al vaglio dell'Azienda sanitaria. Spiraglio per salvare la cattedrale

Fim a Porto Sant'Elpidio, l'inquinamemto al vaglio dell'Azienda sanitaria. Spiraglio per salvare la cattedrale
Fim a Porto Sant'Elpidio, l'inquinamemto al vaglio dell'Azienda sanitaria. Spiraglio per salvare la cattedrale
di Sonia Amaolo
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Martedì 31 Gennaio 2023, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 12:31

PORTO SANT’ELPIDIO - La direzione intrapresa nella Conferenza dei servizi di ieri sulla Fim potrebbe far riscrivere la bonifica della cattedrale, sfuma quella che fino a ieri appariva una certezza: la demolizione. Da vedere se la tecnica di sabbiatura è necessaria o no, da capire nel frattempo se altre tecniche possono risultare valide per il mantenimento della struttura. Bisogna dire che molto lavoro ha fatto la cordata ex Fim su questo fronte, studiando le carte e producendo documenti.


L’impegno


Ora la parola spetta all’Ast (ex Area vasta) di Fermo perché la Cds ha formalizzato la richiesta.

Quindi l’organo competente, al tavolo con gli altri (Comune, Provincia, Regione, Soprintendenza, Segretariato Mic, Arpam, Fim Srl e progettisti della bonifica), deve dire se la sabbiatura si può evitare. Perché secondo la proprietà la sabbiatura provocherebbe il crollo della struttura. «Il parere ci serve per capire se il bene può essere conservato senza sabbiatura o se deve essere trattato» dice il sindaco Nazareno Franchellucci. Non sarà l’Ast a dire se la cattedrale deve essere mantenuta o no, dovrà dire solo a che livello è l’inquinamento e se è possibile evitare il ricorso alla tecnica invasiva. Appena arriverà il parere sarà riconvocata «immediatamente» specifica Franchellucci, un’altra Cds. Altro elemento è che la Soprintendenza ha invitato la proprietà a incontrarsi in via informale prima del prossimo incontro per «valutare altri sistemi, altri metodi di conservazione o altri interventi sull’immobile».


La fase


Parte il dialogo che potrebbe riscrivere la storia. Resta il nodo sui tempi, legati alla risposta dell’Ambito. Tutto era partito dal preavviso di rigetto del segretariato all’istanza della proprietà di revisione del vincolo. Il sindaco ha convocato la Conferenza per analizzare quello che non quadrava al referente del Mic. Nell’analisi è emersa la priorità su tutte: la salute pubblica. Nel progetto di bonifica approvato nel 2007 l’Autorità sanitaria evidenziava la necessità della sabbiatura. E poiché la proprietà dice che è devastante questa tecnica, aveva previsto la demolizione.

Il coordinamento ex Fim ha argomentato a sufficienza sulle incongruenze di certe ricostruzioni, evidenziato che i primi sondaggi di sabbiatura sono stati effettuati nel 2018, 11 anni dopo l’approvazione della bonifica. In sostanza i prelievi della proprietà, non validati dall’ente competente, avevano portato a spingere sulla demolizione ma la Soprintendenza ha evidenziato come, dai documenti, non si dimostrava la necessità dell’incapsulamento della completa struttura.


Il parere


«Fuorviante presentare tali pareri a sostegno di una proposta di completa demolizione del bene tutelato» rimarcava la stessa Soprintendenza. E in quanto al confronto dei risultati delle analisi di Arpam e Fim Srl sono discordanti. Secondo il coordinamento la sabbiatura «andrebbe applicata con precauzione in specifici punti, esistono metodologie per evitare i rischi connessi, l’incapsulamento sarebbe necessario solo se la sabbiatura non riuscisse a riportare i valori entro limiti, si possono applicare entrambe le tecniche».

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