FERMO - Una giornata per parlare di sanità, per premiare i medici con 50 e 25 anni di professione e per accogliere il giuramento di Ippocrate di coloro che invece si sono appena iscritti. Organizzata dall’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Fermo, la giornata annuale dedicata al mondo della sanità è stata anche l’occasione, per la presidente dell’Ordine, Anna Maria Calcagni, di fare il punto della situazione. Tanti i temi affrontati, partendo proprio dai giovani medici, parlando di quelli a gettone, dei colleghi ospedalieri, di medici di famiglia e pediatri, di rapporti con l’azienda sanitaria.
La posizione
«Siamo vicini – ha detto Calcagni – ai giovani medici che, per la crisi che sta vivendo il sistema sanitario nazionale, per gli effetti della pandemia da Covid e per la carenza di personale dovuta a una errata decennale programmazione che ha guardato solo alla logica del risparmio, vengono immessi nel mondo del lavoro precocemente.
La richiesta
«È necessaria – ha detto – una riforma del sistema sanitario nazionale per centrare i servizi sui bisogni dei cittadini e rendere più attrattiva la sanità pubblica per il personale medico e sanitario tutto». Quindi la questione dei cosiddetti “medici a gettone”, il cui ricorso, ha evidenziato Calcagni «porta a una notevole discrepanza fra le retribuzioni del personale strutturato e i “gettonisti” e stanno spostando il lavoro dei sanitari a una privatizzazione, con il rischio di perdita di garanzie e controllo». Va potenziata quindi la prevenzione, approfittando degli strumenti digitali. Un aspetto che preoccupa Calcagni è «la fuga dei medici ospedalieri. Alcuni di essi lasciano il lavoro anche senza aver maturato i requisiti pensionistici e le Marche sono la terza regione in Italia a mostrare questo fenomeno. La categoria dei medici si sente sfruttata, mal pagata, poco considerata». E i numeri non sono per nulla confortanti: dal 2017 al 2019 sono triplicate le cessazioni e ha rilevato ancora la presidente dell’Ordine che «esistono gravi vizi di organizzazione e di programmazione sanitaria sul territorio: il personale è carente, le possibilità di carriera sono scarse, i turni di lavoro sono massacranti e si aggiunge a questo la crescita delle aggressioni ai sanitari».
Il settore
Quindi la situazione della sanità di prossimità nel Fermano, dove, ha ricordato Calcagni «il 30% dei medici di famiglia e dei pediatri ha lasciato il lavoro nel giro di due anni, con la conseguenza che il territorio, soprattutto quello montano, è rimasto scoperto». Correttivi, con borse di studio per la specializzazione, sono stati fatti, e nelle Marche c’è stato un «aumento dei posti della facoltà di medicina dopo la pressione, negli ultimi anni, degli ordini professionali». Costanti i contatti tra ordine dei medici e Ast 4, con gli ordini che sono pronti a fare la propria parte per garantire il diritto alla salute. «Spero – ha chiuso Calcagni – che si faccia una vera e propria riforma di sistema in cui i professionisti devono essere protagonisti del cambiamento per condividerne il percorso strategico».