Fermo, le lettere di Paniconi ai preti
«Voglio pagare con il mio lavoro»

Fermo, le lettere di Paniconi ai preti «Voglio pagare con il mio lavoro»
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Giovedì 15 Settembre 2016, 09:25
FERMO - Non ho soldi ma sono disponibile a lavorare per riparare ai danni che ho commesso». Martino Paniconi, 44 anni, uno dei due fermani indagati per aver piazzato quattro bombe davanti ad altrettante chiese tra febbraio e maggio scorso, da lunedì è tornato a casa, dopo che il giudice ha disposto per lui gli arresti domiciliari. 
 
Ha lasciato il carcere di Marino del Tronto dove si trovava rinchiuso dallo scorso 20 luglio ed è rientrato a Capodarco, dove vive con i familiari. Anche l’altro indagato, Marco Bordoni, 30 anni, detto “il Lupo”, è stato scarcerato e posto ai domiciliari a Capodarco. Per tutti e due i legali hanno chiesto il patteggiamento e si saprà nelle prossime ore se la richiesta verrà accolta, dopo il parere della Procura. 
 
Nel frattempo emergono nuovi particolari sulle lettere che Martino Paniconi ha inviato ai sacerdoti coinvolti in questa vicenda e all’arcivescovo mons. Luigi Conti. Lettere accorate, scritte per chiedere scusa per quanto commesso ma soprattutto per rendersi disponibile a darsi da fare, lavorando, per riparare ai danni causati.
 
«Sono pentito per le bombe, ho fatto male. Me la sono presa con chi non dovevo prendermela, con la chiesa, che è oggi l’istituzione più aperta e accogliente che ci sia - è il contenuto di queste missive - Siccome ho commesso un danno e non ho soldi per poterlo risarcire vi offro il mio lavoro», spiega Paniconi che si dice pronto a qualsiasi tipo di “incarico”: dal giardinaggio al muratore fino al servizio in associazioni di volontariato sociale e religioso. «Ditemi cosa serve, io lo farò». La chiesa di Fermo, sondata su questo punto, avrebbe comunque già fatto sapere di non aver nulla a che pretendere rispetto ai danni materiali causati dalla bombe. Si vedrà se l’offerta di Paniconi verrà accolta o meno. 
 
A don Vinicio Albanese, parroco di San Marco alle Paludi, Paniconi avrebbe inviato anche una missiva personale e riservatissima, sul cui contenuto non filtrano indiscrezioni. «Il mio assistito - spiega Bargoni - ha avviato un percorso positivo, si intravede la volontà di cambiare vita, di voltare pagina rispetto al passato per intraprendere una strada positiva. È quello che, da legale, io spero vivamente per lui». 
 
Un ravvedimento che sarebbe stato favorito anche da lunghe chiacchierate avute in carcere con il cappellano. Discussioni che, secondo il legale, avrebbero ancora di più motivato Paniconi ad intraprendere la strada che sta imboccando. Si attende quindi ora di capire su verrà accordato per lui e per Bordoni il patteggiamento così come richiesto che scriverà la parola fine dal punto di vista giudiziario a questa vicenda che ha tenuto banco per diversi mesi in questo 2016
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