FERMO - Il cappello non vola più. Nei primi nove mesi del 2023, a livello nazionale, l’export è stabile in valore. E ciò significa che se il prezzo è salito per via dell’inflazione, le quantità prodotte sono diminuite. Lo conferma Paolo Marzialetti, alla guida di Paimar di Montappone, presidente nazionale settore cappello e vicepresidente Federazione italiana tessilivari, secondo cui: «È terminata l’onda lunga legata al rimbalzo produttivo post pandemico. Anche per il lusso, che in questi primi nove mesi del 2023, per la prima volta dopo il Covid, ha registrato un rallentamento nel numero dei capi prodotti».
I dati
Secondo i dati diffusi dalla Federerazione tessilivari, da gennaio a settembre 2023, il settore del cappello (berretti e cappelli di paglia) presenta una situazione stabile rispetto all’analogo periodo del 2022, con un aumento pressoché impercettibile dell’export e molto contenuto per le importazioni.
La situazione
«Una situazione che potrebbe esser stata generata dalla decisione dei gruppi transalpini del lusso di utilizzare le proprie piattaforme logistiche e distributive presenti in Francia, anziché quelle in Svizzera» osserva Marzialetti, che ricorda come il distretto marchigiano del cappello costituisca circa il 70% del valore nazionale in termini di aziende, addetti e fatturato. Le preoccupazioni per il 2024 non mancano. Il rallentamento del mercato del lusso dovrebbe proseguire almeno per il primo semestre. Marzialetti ribadisce ancora una volta come, in mancanza della Zes, le regioni «in transizione» come le Marche «dovranno obbligatoriamente ricevere misure compensative per evitare un palese ed evidente svantaggio competitivo nei confronti delle imprese del Sud, a partire dal vicino Abruzzo. È questa la vera priorità, che renderebbe nuovamente e realmente competitivi i nostri distretti produttivi».
I sistemi
Lo stesso imprenditore rimarca come «resta sempre al palo l'implementazione dei sistemi di trasporto viario, ferroviario e aeroportuale che sono carenti sotto tutti i punti di vista. Nonché le problematiche legate alla restituzione dei crediti d'imposta, a fronte di attività di ricerca, sviluppo, innovazione e per i nuovi campionari». Infine, la carenza ormai cronica di manodopera specializzata e la mancanza di adeguata formazione. Marzialetti auspica il «potenziamento della formazione continua “On the job" da effettuarsi in azienda, non solo per le nuove maestranze, ma anche e soprattutto per quelle ancora in forza alle aziende».