Stipendi, aumenti nel 2024 (ma non per tutti). Come cambia la busta paga: +111 euro netti per chi ha reddito di 35mila l'anno

Taglio del cuneo e nuova Irpef, ecco come cambia la busta paga

Stipendi, per chi aumentano nel 2024? Le simulazioni: +111 euro netti per chi ha reddito di 35mila l'anno
Stipendi, per chi aumentano nel 2024? Le simulazioni: +111 euro netti per chi ha reddito di 35mila l'anno
4 Minuti di Lettura
Sabato 6 Gennaio 2024, 07:57

Stipendi in aumento nel 2024, ma per chi? Un aumento mensile massimo intorno ai 110 euro netti al mese, per chi ha una retribuzione superiore ai 2 mila euro lordi. Che diventa però molto più esiguo, fino ad annullarsi, per i redditi ancora più alti. È questo l’effetto combinato sugli stipendi delle misure varate con la legge di Bilancio appena approvata.

Aumento mensile

Un effetto che però - paradossalmente - risulterà poco visibile ai lavoratori dipendenti proprio per quanto riguarda l’intervento più costoso per le casse pubbliche, ovvero la conferma per il 2024 dell’esonero contributivo riservato ai lavoratori dipendenti (più noto come taglio del cuneo).

Il taglio

La riduzione di sei o sette punti dell’aliquota destinata a finanziare la pensione è infatti già in vigore dallo scorso luglio ed è stata semplicemente prorogata per un altro anno. D’altra parte se il governo non fosse intervenuto con circa 10 miliardi i lavoratori avrebbero sperimentato al contrario un sensibile calo dei propri compensi. Quanto all’Irpef, l’accorpamento dei primi due scaglioni (con conseguente riduzione di due punti percentuali del prelievo tra 15 mila e 28 mila euro di reddito l’anno) costa circa 4,3 miliardi e tocca tutti i contribuenti; a parte il leggero aumento della detrazione per i redditi bassi, riservata ai dipendenti.

 

Le simulazioni e come cambiano gli stipendi

Vediamo allora nel dettaglio come questo schema si applica ai vari livelli retributivi. Per quelli bassi il taglio del cuneo (sette punti in meno) ha un effetto crescente: ad esempio con 750 euro mensili il vantaggio netto è di 40 euro al mese, che diventano 54 a quota 1.000 e 69 a 1.500, sempre lordi. Va ricordato che la riduzione contributiva sulla retribuzione lorda non si trasforma integralmente in beneficio netto, perché la somma trattenuta dal lavoratore viene sottoposta a tassazione Irpef. Ma qual è l’effetto dei correttivi sull’imposta sul reddito delle persone fisiche? Per gli stipendi fino a 15 mila euro l’anno lordi (circa 1.150 mensili ipotizzando tredici mensilità) l’aumento della detrazione genera un modestissimo miglioramento, circa 6 euro al mese.

Al di sopra di questa soglia entra molto gradualmente in azione la riduzione delle aliquote, che su base mensile ha un impatto massimo di 20 euro.

 

I vantaggi

Contemporaneamente però l’intensità dell’esonero contributivo si riduce al di sopra dei 1.923 euro lordi (25 mila all’anno) scendendo da sette a sei punti. Ecco allora che chi percepisce 2 mila euro al mese avrà un vantaggio netto di 84 euro (non nuovo in realtà, come abbiamo già ricordato) a cui se ne aggiungono 16 di minore Irpef, per un totale di 100. Poco più su, a quota 2.250 euro mensili si raggiunge un beneficio di 107 euro netti, per il cumulo di 87 derivanti dal taglio del cuneo e di altri 20 ottenuti grazie alla minore imposta. Quest’ultima cifra resta poi praticamente fissa, mentre si riduce un po’ l’effetto dei minori contributi, a causa dell’andamento della curva dell’Irpef che - al di là delle novità per il 2024 - colpisce con un’aliquota marginale effettiva più alta i redditi imponibili al di sopra dei 28 mila euro l’anno. Avvicinandosi ai 2.692 euro (35 mila l'anno) il guadagno mensile riprende quota toccando i 111 euro; ma poi viene meno bruscamente la componente legata al taglio del cuneo (che non spetta più) e restano solo i 20 euro di minore imposta.

 

La franchigia

Attenzione però: anche questo residuo vantaggio si annullerà, con tutta probabilità, per chi ha un imponibile Irpef che supera i 50 mila euro l’anno. Al di sopra di questo tetto infatti scatta la franchigia sulle detrazioni d’imposta, per un importo di 260 euro, che sono appunto 20 al mese per tredici mensilità. Quindi basta un limitato ricorso agli sconti fiscali (esclusi quelli sulle spese sanitarie) per mettere il fisco in condizione di riprendersi con una mano quello che ha dato con l’altra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA