Fiat: vince il sì, Marchionne festeggia:
«Svolta storica». La Fiom: «Ora trattare»

Operai a Mirafiori
Operai a Mirafiori
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Sabato 15 Gennaio 2011, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 21:28
ROMA (15 gennaio) - A Mirafiori vince il s, ma di un soffio e grazie soprattutto al voto degli impeigati. L’accordo sul futuro dello stabilimento torinese, firmato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl, ma non dalla Fiom, è stato approvato con 2.736 voti (il 54,05%). I voti contrari all’intesa sono stati 2.326, pari al 45,95%). Senza il voto degli impiegati (401 sì) il giudizio favorevole all’intesa avrebbe superato il no di sole 9 schede. Via libera quindi al piano di rilancio che prevede un miliardo di investimenti e nuove regole su orari, flessibilità e rappresentanza,



Marchionne: grazie al senso di responsabilità. Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, ha commentato così il risultato: «I lavoratori hanno fiducia nel loro futuro. Grazie al loro senso di responsabilità per questa scelta coraggiosa». Il presidente della Fiat John Elkann ha detto: «La scelta dei lavoratori apre nuove prospettive. Mi auguro che le persone che hanno votato no, messe da parte le ideologie e i preconcetti prendano coscienza dell'importanza dell'accordo che salvaguarda le prospettive di tutti i lavoratori».



Cgil e Fiom ora chiedono invece di riaprire la trattativa, per evitare che il rilancio di Mirafiori sia compromesso dal conflitto in fabbrica. Perché il risultato del referendum, con il 46% di no a

certificarlo, indica che nello stabilimento torinese c'è un forte dissenso rispetto al piano di Marchionne. La Fiom, con il pieno sostegno della Cgil, chiede quindi di rientrare in gioco forte di un risultato fra i lavoratori che, nonostante la sconfitta di misura, ritiene «straordinario». È confermato intanto lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 gennaio che, anzi, è ritenuto lo strumento per ottenere la riapertura del confronto



La lunga notte di Mirafiori si è conclusa una manciata di minuti dopo le sette di questa mattina, dopo uno scrutino durato quasi 10 ore. Determinante per ribaltare l’esito che per metà dello spoglio ha visto il no in vantaggio, i consensi all’intesa ottenuti nei seggi degli impiegati e del terzo turno, dove i voti a favore sono stati rispettivamente 421 e i no 20, e 262 contro 111. L’accordo invece è stato bocciato nei seggi 6, 7, 8 e 9 dove hanno votato gli addetti al montaggio, e dove la Fiom è tradizionalmente forte: i voti contrari sono stati complessivamente 1576 ( il 53,2 %) contro i 1386 voti favorevoli ( il 46,8%).



A ritardare le operazioni di spoglio, cominciate poco dopo le 21, il giallo che ha interessato il secondo seggio scrutinato, il numero otto dove avevano votato 768 addetti al montaggio. Dai primi conteggi sembravano mancare all’appello una cinquantina di schede, l’esito pertanto è stato congelato per un paio d’ore, fino a quando la commissione elettorale non ha verificato una ad una le firme e i voti validi, considerando poi il voto regolare. Quando mancava un seggio alla fine dello scrutinio, poi, l’esultanza di un esponente del fronte del si per il quorum raggiunto, ha scatenato un parapiglia tra i componenti della commissione elettorale e un rappresentante della Fiom si è sentito male. Le operazioni di spoglio sono state quindi sospese fino a quando non è arrivata l’ambulanza per i soccorsi.



Il referendum ha fatto registrare un’affluenza record: nei tre turni (il terzo ha votato nella notte di giovedì, il primo e il secondo nella giornata di venerdi) alle urne si sono recati complessivamente oltre 5119 lavoratori su 5431 aventi diritto, pari al 94,2%. Intanto, secondo alcune fonti sindacali, mentre era in corso lo scrutinio, davanti ai cancelli della porta due alcune bandiere delle sigle firmatarie dell’intesa sarebbero state date alle fiamme da persone non identificate.



Sostenitori del sì: nulla sarà come prima. All’alba, davanti ai cancelli di Mirafiori i sostenitori dell’accordo subito dopo la vittoria nel referendum, hanno salutato «una giornata storica» e affermato: «nulla sarà più come prima». Il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, dice che la giornata di oggi è «storica come quella del referendum sulla scala mobile del 1984. Nulla - aggiunge - resta come prima nelle relazioni industriali in Italia. È una vittoria di tutti i lavoratori di Mirafiori, anche di chi ha votato no. È una scelta importante perché garantisce un futuro a Mirafiori e all’industria in Italia». «È una giornata importante per Torino e per Mirafiori dopo forti tensioni nell’ultima settimana», aggiunge Claudio Chiarle, segretario della Fim Cisl di Torino. «Abbiamo creato le condizioni per il lavoro - sottolinea - e ora siamo a un punto di partenza: dopo la trattativa dobbiamo fare in modo che gli accordi si realizzino».



Sacconi: ora nuova fase nelle relazioni industriali. «L’esito del referendum apre un’evoluzione nelle relazioni industriali soprattutto nelle grandi fabbriche che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e effettiva crescita dei salari», ha detto ai microfoni del Gr2 Rai, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.



Fini: non sono meravigliato dai no. «Non mi meraviglio del prevalere del no in alcuni comparti di Mirafiori». Lo ha detto Gianfranco Fini, commentando l’esito del referendum tra i dipendenti della Fiat durante una manifestazione di Fli dedicata al lavoro. Fini ha ricordato come sia «duro» il lavoro alla catena di montaggio. «Ma in un mondo in cui chiudono le fabbriche - ha aggiunto - non ci sono più diritti dei lavoratori da tutelare». «Si è aperto un dibattito - ha proseguito - se Marchionne fa bene o fa male ad andare via dall’Italia, ma non c’è stato alcun dibattito sui tanti Marchionne che potrebbero venire ad investire in Italia e nel Sud ma non lo fanno».



Marcegaglia: ora Fiat può investire e poi tornare in Confindustria. Confindustria valuta in modo positivo l’esito del referendum. «Con questo risultato, l’Italia può continuare ad avere una industria dell’auto forte e competitiva a livello globale. L’azienda ha ora tutte le carte per poter dare seguito all’annunciato piano di investimenti su Mirafiori», commenta il presidente Emma Marcegaglia. «Adesso - prosegue la presidente - è necessario lasciarsi alle spalle polemiche. Confindustria ha già un accordo con Sergio Marchionne e John Elkann per far sì che, nel più breve tempio possibili, Fiat rientrerà in Confindustria».



«Il voto di Mirafiori, per il quale Rsu e iscritti Fiom si sono spesi, dimostra che non c'è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori» e quindi nega il ritorno del modello autoritario delle fabbriche-caserme. «Sappiano Marchionne e Confindustria che così non si governa», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Il risultato noi lo riconosciamo; stiamo discutendo il valore di quel risultato», ha aggiunto il leader della Cgil. «Ma riconoscerlo vuol dire riconoscere anche che i lavoratori che dovranno subire le conseguenze di quell'accordo hanno votato no».



Cremaschi: Marchionne ha perso, non ha abolito la Fiom. «È stato uno scarto morale e politico totale. Marchionne ha perso», così il presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi. «Marchionne non ha abolito la Fiom. Tutti coloro che devono subire quelle condizioni di lavoro che lui vuole imporre hanno votato no; gli impiegati, invece, che non le devono subire hanno votato a favore perché altri le facciano. Il verdetto è chiarissimo: gli operai non sono d’accordo, nonostante il ricatto, le pressioni e le intimidazioni che ci sono state», afferma Cremaschi, ribadendo la richiesta di sciopero generale. Cremaschi torna ad escludere categoricamente la possibilità di una firma tecnica all’accordo sullo stabilimento torinese: «il voto dei lavoratori ha spazzato via anche i dubbi che c’erano, non ci sarà alcuna firma tecnica, andremo avanti, abbiamo tempo e rovesceremo questo accordo».



Bersani: rispettare voto ma anche disagio dei lavoratori. «Adesso il risultato va rispettato e va rispettato anche quel tanto di disagio che rappresenta», ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Quindi ora la Fiat mantenga gli impegni - ha aggiunto Bersani - e si rivolga a tutti i lavoratori. Le forze sociali, anche quelle politiche, si occupino di lavorare su un obiettivo preciso e chiaro, entro i tempi di attivazione dell’accordo, si facciano nuove regole per quel che riguarda la rappresentanza, la rappresentatività e la partecipazione».



Di Pietro: operai ricattati, in piazza per lo sciopero generale. «L'esito clamoroso del referendum a Mirafiori dimostra chiaramente che, pur sotto ricatto, non esiste il consenso per far funzionare l'azienda perchè sono stati calpestati i diritti di chi concretamente lavora per costruire le automobili». È quanto affermano il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro e il responsabile welfare del partito, Maurizio Zipponi. «Saremo presenti in tutte le città di Italia il 28 gennaio allo sciopero generale proclamato dalla Fiom».


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