Non è ancora un teatro di guerra, ma il Mar Rosso ne assume sempre di più le sembianze. Gli Houthi, in nome della loro crociata per i palestinesi di Gaza, hanno colpito con un missile balistico l'ennesimo mercantile occidentale, stavolta di una compagnia americana quotata in borsa. Il gruppo yemenita filo-iraniano ha anche tentato di rispondere ai pesanti bombardamenti anglo-americani dei giorni scorsi, prendendo di mira (senza successo) una nave da guerra Usa.
L'escalation e il ruolo dell'Italia
L'escalation è ormai in cima alle preoccupazioni dei governi alleati di Israele, inclusa l'Italia: la situazione della sicurezza nella quarta via marittima più trafficata al mondo è stata al centro di una riunione a Palazzo Chigi tra i ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto e il sottosegretario Alfredo Mantovano. I raid di Stati Uniti e Gran Bretagna che tra giovedì e venerdì hanno centrato decine di postazioni degli Houthi in Yemen hanno ridotto di un quarto l'arsenale utilizzato per attaccare i mercantili, secondo l'intelligence americana. Messaggio non recepito, perché i miliziani come rappresaglia hanno sparato un missile da crociera verso il cacciatorpediniere Uss Laboon nel Mar Rosso meridionale, che è stato abbattuto dai caccia. È stato almeno il secondo tentativo di affondare una nave da guerra Usa dall'inizio del conflitto a Gaza.
La minaccia degli Houthi
«Lo Yemen si trasformerà in un cimitero delle forze statunitensi», ha assicurato uno dei leader degli Houthi, e nel frattempo il bersaglio successivo è stato centrato: un missile balistico lanciato nel Golfo di Aden si è schiantato contro la Eagle Gibraltar, una portarinfuse battente bandiera delle Isole Marshall e gestita da una società del Connecticut.
Il giallo dei due Navy Seals scomparsi
Nel Golfo di Aden, tra l'altro, si sono perse le tracce di due Navy Seals americani, caduti in mare durante un'operazione di ricerca di armi destinate proprio allo Yemen. Ad alimentare la tensione anche una notizia di al Arabiya su esplosioni avvertite vicino all'aeroporto di Hodeida, nella zona controllata dalle milizie sciite. Come si fosse trattato di nuovi raid degli occidentali. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, per evitare un allargamento del conflitto su scala regionale, hanno fin qui parlato di operazioni «difensive» per scoraggiare gli Houthi dai loro blitz sulle navi civili. Ed hanno puntualizzato di non volere entrare in guerra né con loro né con l'Iran.
L'Iran
La risposta di Teheran è stata un appello a Londra e Washington a fermarsi «immediatamente», ma ancora una volta senza mostrare segnali di voler intervenire militarmente al fianco dell'alleato yemenita (stessa linea prudente adottata con Hezbollah). In ogni caso, anche se non scoppiasse una guerra i riflessi delle turbolenze nel Mar Rosso sono già pesanti, soprattutto per il commercio mondiale, con il crollo del traffico via Suez che ha allungato i tempi di percorrenza fino a tre settimane. Adesso il Qatar ha sospeso l'invio di petroliere che trasportano gas naturale liquefatto attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb. L'emirato è il secondo fornitore in Europa.
La mediazione italiana
L'Italia, che allo stesso modo sta subendo un danno all'attività dei suoi porti, è impegnata con i partner europei per fornire un contributo aggiuntivo alla sicurezza marittima nell'area rispetto a quello della coalizione Prosperity Guardian a guida Usa. In una riunione di coordinamento del governo - ha reso noto la Farnesina - Tajani, Crosetto e Mantovano hanno confrontato le analisi delle rispettive amministrazioni sul dossier e hanno concordato le linee guida da proporre nelle prossime riunioni internazionali. Il primo appuntamento è il Consiglio Esteri Ue del 22 gennaio, in cui verrà discussa la creazione di una forza navale europea con un mandato più ampio rispetto alla missione Atalanta, che ha soprattutto compiti anti-pirateria. Roma, insieme con Parigi, lavora proprio per questa soluzione, piuttosto che per una modifica di Atalanta.