Manovra, a luglio il rincaro dei pedaggi Abolizione Province: il giallo continua

Un tratto del Gra romano
Un tratto del Gra romano
4 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Maggio 2010, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:30
ROMA (27 maggio) - Arrivano i rincari sulle autostrade, ma solo per quelle collegate con raccordi autostradali gestiti dall’Anas. E continua il tira e molla sull'abolizione delle province con
meno di 220mila abitanti. In serata Silvio Berlusconi ha ribadito che nel decreto legge non si parla di abolizione di province.



Il testo della manovra continua a subire ritocchi. I 54 articoli e i 3 allegati, un totale di 101 pagine dell'altro giorno, sono lievitati a 150 pagine. Arrivano in Italia degli sconti fiscali per i premi ai dipendenti che hanno contributo a far guadagnare la propria impresa e il tetto per gli aumenti ai dipendenti pubblici per i vecchi rinnovi contrattuali 2008-1009 non potrà superare il 3,2%. Stop alla moltiplicazione dei salari per i doppi incarichi per i dirigenti pubblici e il taglio del 10% dei compensi ai collaborati dei ministri.



L'Udc stigmatizza la «confusione» nella quale, dice Pier Ferdinando Casini, versa il governo e sceglie di attendere di leggere la manovra per un giudizio. Pd e Italia dei Valori affilano le armi e si dicono pronti a proporre delle vere e proprie contro-manovre. Su un punto già convergono: entrambi i partiti vogliono tassare le rendite finanziarie (non i Bot). I Democratici chiedono di approfittare dell'iter della manovra per mettere in campo riforme strutturali e promettono battaglia per cancellare la sanatoria sugli immobili fantasma. «Noi - osserva il segretario Pier Luigi Bersani - siamo sempre disposti ad evitare i guai peggiori lavorando in Parlamento, ma ogni sarto sa che quando un vestito parte sbagliato, è difficile correggerlo. Noi chiediamo un'altra impostazione».



Enti locali, spesa farmaceutica, compensi per i manager della pubblica amministrazione, tagli agli enti di ricerca e agli enti pubblici: sono solo alcuni dei capitoli che sembrano già destinati a finire al centro del confronto anche all'interno della maggioranza. Le Regioni, anche di centrodestra, hanno preteso rassicurazioni dal governo per una rivisitazione in corso d'opera della riduzione delle risorse mentre la presidente di Confindustria chiede di ripensare le misure legate alla spesa farmaceutica.



L'abolizione delle piccole province. Nel testo finale del decreto legge messo a punto dal governo, composto da 54 articoli e tre allegati, per un totale di 150 pagine, la cancellazione delle Province - smentita ieri da Tremonti - c'è. Ma il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione dà un'altra versione: «Ho parlato con il presidente del Consiglio, Berlusconi, e con Letta e mi hanno detto che nella manovra non ci sarà nessuna norma che riguarderà le Province».



«Nel testo del decreto legge sulla manovra economica approvata dal governo, all'articolo 5 si

legge il provvedimento sulla soppressione delle mini province - dice il senatore del Pd Andrea Marcucci - Il premier Berlusconi e il sottosegretario Letta hanno invece negato l'esistenza della norma, come ha riferito il presidente dell'Upi, Castiglione. Basta questo per mettere in risalto lo stato confusionale dell'esecutivo».



Zingaretti: Province non si possono abolire, Roma paga due volte. «Le Province sono un organismo previsto dalla costituzione italiana, quindi non si possono chiudere. Stiamo valutando gli effetti della manovra, oggi c’è una riunione dell’Upi proprio su questo tema e per parlare dei servizi che le Province offrono ai cittadini - dice il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti - Ancora non si conoscono bene le ripartizioni, ma sicuramente ci saranno dei tagli che colpiranno sia i servizi alle persone che alle imprese, ci sarà una ricaduta molto severa. Roma rispetto ad altre città sarà molto più penalizzata perché tutto ciò che interviene sul pubblico impiego inevitabilmente avrà una ricaduta particolare sul nostro territorio. Questa finanziaria colpisce innanzitutto il pubblico impiego colpisce Roma, che quindi viene penalizzata due volte».



L'aumento dei pedaggi. Su strade e autostrade gestite direttamente dall'Anas possibili maggiorazioni di 1-2 euro (iva esclusa), a seconda delle classi di pedaggio e scatterà da luglio cioè, come scritto in burocratese, «a decorrere dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto». L'Anas potrà applicare pedaggi nelle tratte stradali che collegano le autostrade e sui raccordi: sono in totale 23. La norma, stabilita dalla Manovra del governo, è transitoria. Le nuove entrate riducono di pari importo i contributi statali dovuti.



L’aumento, che non potrà superare del 25% l’attuale pedaggio, durerà fino al 31 dicembre 2011. Servirà a investimenti e manutenzione straordinaria. Nella fase transitoria, cioè prima che vengano costruiti caselli gestiti direttamente dall'Anas, il pedaggio sarà una maggiorazione che non potrà superare del 25% l'attuale e sarà di un euro per le classi A e B e di due per le classi 3, 4 e 5.



Con questo provvedimento sembra scontato un pagamento del pedaggio sul Grande raccordo anulare di Roma che è gestito dall’Anas. Da capire come sarà possibile far pagare la tassa agli automibilisti. Ieri il sindaco Alemanno aveva detto che «Non saranno messi pedaggi sul Gra o su altri accessi alla capitale» dopo un incontro al Ministero dell’Economia.



Dall'Anas nessun commento sul Gra. All'Anas sono ancora in attesa di studiare il testo definitivo del decreto, non si rilascia alcun commento, né ufficiale né informale sulla vicenda.



Caselli impossibili. Costruire nuovi caselli per il pedaggio sul Gra appare impossibile anche perché complicherebbero la già difficile situazione del traffico. Una delle soluzioni potrebbe consistere nell'applicare maggiori tariffe solo qualora gli automobilisti usassero il Gra come «anello di collegamento» con arterie autostradali, e la maggiorazione potrebbe essere corrisposta nei caselli autostradali già esistenti. Così sarebbe escluso il pagamento sui tratti urbani ma la maggiorazione ricadrebbe sui pendolari della provincia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA