Ascoli, scontro tra Tornado in volo
Il pm chiede l'archiviazione

Gli incendi sui monti di Ascoli dopo la tragedia dei Tornado
Gli incendi sui monti di Ascoli dopo la tragedia dei Tornado
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Giovedì 12 Maggio 2016, 17:54 - Ultimo aggiornamento: 19:20

ASCOLI  - La Procura della Repubblica di Ascoli Piceno ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta su cinque ufficiali dell'Aeronautica militare indagati in relazione alla tragedia avvenuta il 19 agosto 2014 quando due Tornado partiti dalla base di Ghedi si scontrarono durante un'esercitazione nei cieli sopra la città marchigiana. Quel giorno morirono quattro piloti, i capitani Mariangela Valentini, Alessandro Dotto, Giuseppe Palminteri e Paolo Piero Franzese.
 



L'indagine ha riguardato l'operato del maggiore Fabio Saccotelli, nella sua funzione di capo cellula pianificazione area-target per i velivoli Strike e al Mission commander; il capitano Alessio Arpini, «per avere, in associazione con il maggiore Di Tora, pianificato un pericoloso incrocio delle rotte di Freccia 11 e Freccia 21 in fasi di volo»; il capitano Massimiliano Rizzo, incaricato della supervisione della pianificazione di Freccia 11 e Freccia 21 «per non avere evidenziato ai componenti dei due equipaggi la presenza di un pericoloso incrocio delle loro rotte in fasi di volo a bassa quota».
 
 


Sull'operato dei cinque ufficiali, in servizio alla base di Ghedi all'epoca dei fatti, avevano mosso critiche i periti incaricati dalla magistratura ascolana di analizzare i resti dei due velivoli, i dati relativi al volo e alle comunicazioni.

L'attenzione dei periti si era focalizzata sul comandante dello Stormo, colonnello Andrea Di Pietro, «figura che accentra in sè la responsabilità della sicurezza del volo e l'autorità per promuovere le azioni necessarie per l'accrescimento del livello di sicurezza»; sul comandante del 154/o Gruppo, maggiore Bruno Di Tora, «al quale era affidata la pianificazione generale delle missioni di Freccia 11 e Freccia 21», gli identificativi radio dei due tornado pilotati, rispettivamente da Dotto e Valentini.

Al vaglio dei periti anche l'operato del maggiore Fabio Saccotelli, capo cellula pianificazione area-target per i velivoli Strike, e il Mission commander, capitano Alessio Arpini, «per avere, in associazione con il maggiore Di Tora, pianificato un pericoloso incrocio delle rotte di Freccia 11 e Freccia 21 in fasi di volo».

Infine la perizia si sofferma anche sull'operato del capitano Massimiliano Rizzo, incaricato della supervisione della pianificazione dell'esercitazione «per non avere evidenziato ai componenti dei due equipaggi la presenza di un pericoloso incrocio delle loro rotte in fasi di volo a bassa quota».

I legali dei familiari dei quattro piloti morti hanno già annunciato opposizione alla richiesta di archiviazione dell'inchiesta da pare della Procura ed alcuni di loro hanno già depositato la relativa documentazione presso la cancelleria del Tribunale ascolano. Tra questi, l'avvocato Fabrizio Negri che assiste i familiari del capitano Mariangela Valentini e che ha costituito un pool insieme ai due colleghi che assistono i congiunti dell'altro pilota che quel giorno componeva l'equipaggio Freccia 21, il capitano Paolo Piero Franzese, con funzioni di navigatore. Il loro velivolo si scontrò durante l'esercitazione contro il Freccia 11 pilotato dal capitano Alessandro Dotto, mentre il navigatore era Giuseppe Palminteri.

«Una decisione, quella della magistratura ascolana, che non possiamo accettare perchè, nell'escludere la responsabilità degli ufficiali a terra, fa sostanzialmente ricondurre l'incidente aereo alla semplice fatalità - ha detto all'Ansa l'avv. Negri -. Tanto più che la Procura, prendendo questa decisione è andata contro quanto affermato dai suoi periti che avevano colto invece importanti dubbi sull'operato degli ufficiali della base di Ghedi. Dubbi che continuiamo ad avere anche noi».

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