Proroga di soli due mesi a 230 operatori precari. I sindacati: «La scadenza coinciderà le ferie. Molti reparti sono a rischio»

L'ospedale Mazzoni
L'ospedale Mazzoni
di Nino Orrea
4 Minuti di Lettura
Lunedì 24 Aprile 2023, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 17:28

ASCOLI - Il neo commissario dell’Ast, Roberto Grinta, ha firmato la delibera con la quale proroga di due mesi (dal 1° maggio al 30 giugno) il contratto a 230 operatori precari della sanità. Una misura ritenuta insufficiente per i sindacati per l’esiguità della durata che non dà alcuna garanzia ai precari, specie di fuori provincia, che potrebbero optare per strutture diverse.

Un periodo di soli due mesi, probabilmente motivato dal commissario Grinta che ha preso il posto della dimissionaria Carignani, per la sua durata dell’incarico che cesserà il 31 maggio quando finalmente dovrebbe essere nominato il nuovo direttore.

Una scelta quindi obbligata per alcuni, una mancanza di coraggio e di visione, per altri.


La tregua armata


Così la Rsu dell’Ast di Ascoli, riunitasi ha definito i rapporti con la Regione, mettendo sull’avviso i responsabili della Sanità di Palazzo Raffaello che in caso di ulteriori ritardi su alcune specifiche problematiche, i sindacati intraprenderanno la via giudiziaria con esposti anche alla Corte dei Conti regionale. I problemi messi sul tavolo dalle parti sociali durante il vertice dell’altro sono diversi e sensibili, a cominciare dal riconoscimento dei tempi di vestizione a partire dal 2018, che comporterebbero un onere complessivo da parte della Regione di circa sei milioni di euro. 


L’impegno


Su questo punto i sindacati non sono disposti a nessuna marcia indietro né tanto meno ad aspettare, forti anche delle promesse dell’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, che si è impegnato a riconoscere in tempi brevi tale indennità, che riguarda circa mille dipendenti del comparto per un assegno di cinquemila euro ciascuno. «Qualora – ha detto al riguardo Giorgio Cipollini, responsabile della Funzione pubblica della Cisl – la Regione dovesse temporeggiare, i sindacati sono pronti a portare i vertici regionali della sanità davanti alla magistratura e alla Corte dei Conti. Insomma, se la Regione dovesse continuare con la tattica temporeggiatrice, i sei milioni rischiano di diventare sette o otto milioni». Si tratta pure di una tregua armata come dicono dalla Rsu, ma dalle parole di Cipollini sembra che l’ascia di guerra non è stata affatto seppellita. 


La proroga


Altro punto su cui le parti sociali sono ferme nelle loro intenzioni è quello riguardante la proroga dei contratti a tempo determinato in scadenza a giugno di quest’anno. «Forte preoccupazione – ha aggiunto ancora Cipollini - è stata espressa per i 230 contratti a tempo determinato, prorogati solo fino al 30 giugno. Detta scadenza, infatti, coincidendo con il periodo feriale, potrebbe paralizzare l’attività di tanti servizi sanitari i quali, invece, avrebbero bisogno di personale stabile da attingere attraverso le stabilizzazioni, l’utilizzo delle graduatorie dei concorsi e le mobilità. Fortissima unanime insofferenza è stata altresì espressa per il mancato riequilibrio dei fondi contrattuali, fonte di inaccettabile discriminazione economica tra operatori del medesimo Servizio Sanitario nonostante che la Legge Regionale n. 8/2017 imponga l’obbligo di riequilibrare le citate risorse tra le varie Aziende del Servizio Sanitario Regionale».

E sulla riduzione della spesa per il personale, Giorgio Cipollini ha affermato che « preoccupa fortemente la cospicua riduzione dei fondi per l’assunzione di personale attuata solo in danno del territorio piceno mentre tutte le altre province hanno conseguito cospicui incrementi». Una battaglia che accomuna anche i sindacati Nursind e Nursing che invece sul tema delle 140 indennità di carica congelate ha assunto una posizione differente rispetto a Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fials.

© RIPRODUZIONE RISERVATA