ASCOLI Sono stati 830 i cinghiali abbattuti nel Piceno nel 2023. La Polizia provinciale fornisce un bilancio dell’attività di selecontrollo, attuata in sinergia con l'Ambito territoriale di caccia. L'Ascolano si conferma ai primi posti per numero di capi abbattuti. «La presenza di questi animali è concreta. Ed è maggiore rispetto ad altre zone – spiega il comandante della Polizia provinciale, Eugenio Vendrame - ma insieme al mondo venatorio siamo impegnati con decisione nel mantenere la situazione sotto controllo».
Le problematiche
Il problema è molto sentito: danni all'agricoltura e all'equilibrio dell'ecosistema, incidenti stradali. Secondo la Regione Marche, il 75% dei danni di agricoltura è causato dai cinghiali, circa 2 milioni di euro il costo dei risarcimenti tra incidenti stradali e devastazione delle colture. Le aziende colpite che presentano domanda di risarcimento sono oltre mille l'anno; poi ci sono centinaia di piccoli agricoltori che difficilmente denunciano. Nella provincia di Ascoli si è chiusa il 14 gennaio la caccia al cinghiale. Il prelievo, in forma collettiva e in forma individuale, è stato consentito dal 15 ottobre nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica. Nel periodo vacante ecco i selecontrollori sotto la guida della Polizia provinciale, organo deputato alla vigilanza e al controllo. «Il nostro sistema è ben rodato grazie anche all'ausilio dell'Atc – afferma il comandante -.
Gli avvistamenti
Il fenomeno dà più di un'apprensione ai residenti e ai passanti. I cinghiali si avvicinano ai centri alla ricerca di cibo e fanno sempre più di frequente visita alle abitazioni degli ascolani. Negli ultimi mesi parecchi gli avvistamenti: a Monticelli, a Borgo Solestà, a Pennile di Sotto. Qualche tempo fa una colonia di cinghiali era stata vista lungo i binari della stazione, mentre attraversava il piazzale. «Non sottovalutiamo il fenomeno – aggiunge Vendrame -. La situazione va monitorata: in questi ultimi anni stiamo assistendo a più difficoltà nel contenimento a causa delle migliori possibilità di approvvigionamento del cibo da parte degli animali». Anche il cambiamento climatico fa la sua parte: «Oggi le femmine dei cinghiali si riproducono a ritmi diversi rispetto al passato – rivela il comandante -. Una volta faceva molto più freddo e i cuccioli più deboli non sopravvivevano».