ASCOLI - Giudizio immediato per i sei imputati per il crac dell’impresa Saco. I difensori di Pietro Santarelli, dei figli Felice e Susi e dei tre componenti del collegio sindacale Marcello Testa, Alessandro Tassoni e Bruno Formichetti hanno presentato la richiesta di rinuncia all’udienza preliminare fissata per il prossimo 13 aprile chiedendo di andare subito a processo.
Tutti sono accusati, a vario titolo di bancarotta fraudolenta e la decisione degli avvocati di chiedere il giudizio immediato rinunciando all’udienza preliminare, esclude di fatto la possibilità per gli imputati di poter chiedere il rito abbreviato.
Il presidente della Saco
A processo andrà Pietro Santarelli, in qualità di presidente della Saco oltre che presidente e amministratore di altre società partecipate dalla stessa società fallita o comunque riconducibili al gruppo. Stesso capo di imputazione anche per i figli Felice, in quanto componente del cda e amministratore delegato della Saco, e Susi anche lei finita sotto inchiesta per aver fatto parto del consiglio di amministrazione della società fallita. Giudizio immediato anche per tre componenti del collegio sindacale Marcello Testa, Alessandro Tassoni e Bruno Formichetti, ciascuno per il periodo in cui hanno ricoperto l’incarico, perché, secondo la Procura di Ascoli, pur essendo a conoscenza dello stato di dissesto, avrebbero dato parere favorevole nelle loro relazioni. Dalla ricostruzione fatta dagli inquirenti, Pietro Santarelli e i figli attraverso la “Pietro Santarelli & C.” detenevano l’intero pacchetto azionario della Saco dichiarata fallita dal tribunale di Ascoli il 27 novembre 2019 che a sua volta deteneva partecipazioni in una serie di società: Inergia, Edilsan, Italsamo, Deventer, Preneste, Italmarket, le ultime due dichiarate fallite in estensione al fallimento Saco.
Le accuse
Pietro, Felice e Susi Santarelli sono accusati di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata per distrazione, poiché, sempre secondo quanto sostenuto dalla Procura nella richiesta di rinvio a giudizio, in un periodo in cui «era chiaro e conclamato il dissesto della Saco e in vista di possibili azioni esecutive da parte dei creditori, distraevano dal patrimonio della Saco attività patrimoniali e finanziarie» . Nei loro confronti, è stata formalizzata anche l’accusa di bancarotta preferenziale per aver effettuato pagamenti a discapito della “par condicio creditorum” per circa 8,5 milioni di euro e di bancarotta patrimoniale aggravata impropria da reato societario per aver esposto fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, incrementando di conseguenza il deficit patrimoniale della Saco per circa 98 milioni di euro.