Anna Maria Rozzi: «In viaggio con papà Costantino in giro per cantieri»

Anna Maria Rozzi: «In viaggio con papà Costantino in giro per cantieri»
Anna Maria Rozzi: «In viaggio con papà Costantino in giro per cantieri»
di Francesca Gironelli
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Domenica 4 Febbraio 2024, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 06:54
Semplice e meraviglioso. Così è stato ed è l’essere la figlia di Costantino Rozzi, figura iconica per la città di Ascoli e per il territorio, il Presidentissimo dell’Ascoli Calcio ed un grande imprenditore. Il papà Costantino è scomparso quando Anna Maria era poco più trentenne: «È stato forse faticoso stargli dietro, fin da giovane, per l’energia che emanava e lo stile di vita sempre in movimento». Anna Maria Rozzi colpisce per la combinazione di schiettezza e gentilezza, per la verve e il buon umore: un’indole che da bambina ha ereditato e saputo conservare.  

Dopo le elementari a Borgo Chiaro e le scuole medie alla D’Azeglio, sceglie il liceo scientifico: «Andava di moda - dichiara Anna Maria in maniera disarmante e con un tono allegro, che conquista - e l’ho scelto. Ma non mi piaceva la scuola, mentre stare con i compagni in classe sì. In realtà - aggiunge ripensando a quegli anni in cui sfrecciava sulla vespa e poi alla guida della Ford Fiesta di proprietà della mamma per andare a scuola - non c’era stato quel clic, quello scatto che ti fa appassionare allo studio, cosa che invece è successa dopo, in età matura. I professori erano bravissimi, avevo dei mostri sacri dell’insegnamento, io non ero invece concentrata. Perché per lo studio ci vuole tempo: fra sport e viaggi con mio padre, per lavoro e per le trasferte della squadra, alla fine di tempo ne avevo poco. Però leggevo tanto, leggevo sempre». 


Lo sport


Lo sport è stato un leitmotiv per Anna Maria, amante delle sfide e delle attività in cui bisogna misurarsi con se stessi. Si impegna con la pallacanestro - che in quegli anni attirava molti ragazzi e ragazze ad Ascoli - e con la sua statura di 168 centimetri gareggia con la squadra nei campionati studenteschi, anche interregionali. Un bell'impegno: «Ma c’era anche lo sci e ai miei tempi la Montagna dei Fiori era sempre innevata d’inverno. Sciare era una cosa che si poteva fare anche ogni pomeriggio, quando c’era la neve: si partiva dopo la scuola e in un attimo ero sugli sci». Anche con questo sport arrivano belle soddisfazioni: «Mi ricordo che nei Giochi della gioventù siamo andati in finale ad Aosta! Inoltre ho giocato a calcio, seppur in maniera amatoriale» chiosa, ricordando anche la sua esperienza come dama per il sestiere della Piazzarola alla Quintana di Ascoli, quando aveva 20 anni. 


Poco tempo libero


«Non ho avuto una classica adolescenza, come la si pensa.

Andare in discoteca era un’attività quasi residuale, avevo poco tempo libero e non era abbastanza per coltivare molte amicizie o fare tanti viaggi di piacere. Con i miei fratelli siamo entrati sin da giovani nelle aziende di famiglia, io avevo 22 anni, e da adolescenti tante volte partivamo con nostro padre, in macchina, in giro per cantieri. Papà a parlare di lavoro, io e mio fratello Fabrizio in auto fra chiacchiere, letture di fumetti e libri, come Siddharta di Herman Hesse. Scene surreali e momenti davvero belli, perché stare con papà e accompagnarlo era entusiasmante, nonostante magari il cantiere fosse lontano, ne avevamo in tutta Italia, o si trattasse di una baracca in mezzo al nulla perché lo stavano avviando. Stare con mio padre era davvero divertente! E poi c’erano gli allenamenti, le partite e le trasferte della squadra di calcio». Anni favolosi costellati di preziosi ricordi. Quando Anna Maria cresce, accompagna Costantino a cene ed eventi, quando la mamma Franca che attende alle sorelle più piccole non può andare.

«Come prima figlia ho avuto questo onere e soprattutto questo onore. Dico sempre che è stata una fortuna stare al fianco di mio padre anche per lavoro o per gli eventi, perché me lo sono potuta godere». Un uomo eccezionale, un antesignano in molti ambiti. «Grazie ai miei genitori, sono cresciuta in un ambiente aperto, senza stereotipi di genere che per l’epoca e l’ambiente potevano essere scontati. Condivido un consiglio con i giovani, ma non solo: serve dedicare del tempo alle persone e alle cose, come lo sport, il lavoro, lo studio. Per fare le cose bene bisogna dare tempo, non sottrarlo. E poi - conclude Anna Maria - leggere, leggere, leggere. Le cose buone intendo. Attraverso la lettura si può capire cosa ci piace e cosa no. Ci si pongono domande, nascono i perché!».
 

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