Tangenti per i Green pass, i sette arresti per fermare super-diffusori mascherati. La Procura ha dovuto svelare l’inchiesta per il pericolo di contagi

Il pm Ruggiero Dicuonzo
Il pm Ruggiero Dicuonzo
di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Giovedì 24 Febbraio 2022, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 20:17

ANCONA - Nel pieno della quarta ondata, con la variante Omicron che gonfiava i bollettini con oltre duemila nuovi contagi e 5-6 morti al giorno nelle Marche, i falsificatori di vaccini agivano come avvelenatori di pozzi, guastatori in azione dietro le trincee della sanità pubblica impegnata a contenere l’epidemia. Per questo la Procura di Ancona, anziché aspettare che il numero degli indagati si aggiornasse come il punteggio di un flipper, con nuovi clienti e intermediari, ha dovuto interrompere il sistema-Luchetti a suon di arresti, il 10 gennaio scorso. 

Le microspie
Gli inquirenti avrebbero potuto attendere guardando il meccanismo illecito dei finti vaccini dal di dentro, grazie a spycam e microspie piazzate dalla Squadra Mobile nella postazione dell’infermiere infedele e all’aiuto di quel formidabile agente infiltrato che s’era rilevato il dottor Carlo Miglietta, odontoiatra in servizio all’hub vaccinale della Baraccola.

Aveva finto di accettare la spartizione delle mazzette proposta dall’infermiere Emanuele Luchetti, al soldo dei No Vax, dopo averlo sorpreso a sparare nel cestino dei rifiuti le siringhe con il siero anti-Covid.

E da inizio dicembre Miglietta registrava tutto con lo smartphone, consegnando prove su prove ai poliziotti della Mobile guidata dal dottor Carlo Pinto.

Ce n’era per andare avanti a lungo, tirando nella rete plotoni di No Vax in arrivo da mezza Italia, disposti a pagare fino a 500 euro per la finta iniezione che permetteva, pur senza immunizzarsi, di ottenere il Green pass rinforzato e fare la vita di prima, aggirando le restrizioni previste per i non vaccinati.

Ma c’era il rischio che i finti vaccinati, visti i tanti casi asintomatici, diventassero super-diffusori del virus, continuando a frequentare da inconsapevoli untori ristoranti e cinema, teatri e impianti sportivi, bus e conferenze. 

I due mondi
Il sistema-Luchetti saldava due mondi, come argomenta il giudice preliminare Carlo Masini nelle due ordinanze dell’Operazione €uro Green pass. Quello formato dall’infermiere corrotto e dagli intermediari più vicini, personaggi che «si muovono, al di là di qualsivoglia posizione ideologica e fideistica, ispirati da finalità di lucro o di vantaggio e interesse personale».

Luchetti e i sei procacciatori di clienti arrestati con lui «appaiono del tutto incuranti - il gip ne tratteggia la pericolosità - delle possibili conseguenze sanitarie e sociali, da loro preventivamente e sciaguratamente accettate, che la mancata vaccinazione può avere, sia per i soggetti che la rifiutano, sia per altri che, confidando nella genuinità del Green pass rilasciato dalle autorità, vengono con loro in contatto».

L’altro mondo illuminato dall’inchiesta è quello dei corruttori, tra cui medici e insegnanti, dipendenti pubblici e tutori dell’ordine, imprenditori e professionisti. «Persone culturalmente, economicamente e socialmente in posizioni di responsabilità - spiega il gip -, non esitano ad anteporre paure e convinzioni personali al rispetto di regole fondamentali per l’esistenza stessa della società, giungendo a corrompere, incuranti dei sacrifici che la collettività compie in questo momento di crisi pandemica».

I sabotatori del vaccino rischiavano di fare troppi danni. Già il 17 dicembre il pm Ruggiero Dicuonzo aveva dovuto darci un taglio, con il sequestro sulla piattaforma informatica del ministero della Salute delle certificazioni verdi (fin lì 22, alla fine diventeranno un centinaio) relative alle simulate vaccinazioni emerse dalle indagini. Se ne accorge subito una cliente che aveva pagato per il Green Pass di contrabbando, dipendente dell’autorità portuale, che chiama l’intermediario Stefano Galli. 

Il pass svanito
«Io l’ho visto, c’era - dice del suo pass - poi dopo un po’ è andato scomparendo. Non voglio fare altri tamponi, capito?», chiarisce la corruttrice, in un’illuminante intercettazione che svela la finalità comune ai clienti di Luchetti: ottenere il lasciapassare, senza farsi iniettare il vaccino che rifiutavano per ideologia, e continuare a lavorare e fare vita sociale senza perdere tempo e denaro nei test richiesti per avere almeno il pass base. I 300 euro pretesi all’inizio da Luchetti (che poi alzerà il prezzo) se ne sarebbero andati per una ventina di tamponi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA