«Io sono riuscito a nascondermi, Klajdi è stato colpito al cuore: mio fratello è morto tra le mie braccia»

Xhuliano era in macchina con lui e un altro amico: "Siamo usciti per aiutare il nostro ex datore di lavoro pestato da quell'uomo"

«Io sono riuscito a nascondermi, Klajdi è stato colpito al cuore: mio fratello è morto tra le mie braccia» (Nella foto: Xhuliano Bitri e l'amico Kledian all'obitorio)
«Io sono riuscito a nascondermi, Klajdi è stato colpito al cuore: mio fratello è morto tra le mie braccia» (Nella foto: Xhuliano Bitri e l'amico Kledian all'obitorio)
di Stefano Rispoli
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Martedì 29 Agosto 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 07:12

ANCONA - «L’ha ucciso a sangue freddo. È tornato all’auto, dal sedile posteriore ha preso la fiocina, si è avvicinato e ha sparato un colpo a mio fratello, al cuore. Poi ha ripreso l’arma ed è scappato con la fidanzata». Singhiozza Xhuliano, marmista di 18 anni, il fratellino minore per cui Klajdi Bitri stravedeva. «Era un secondo papà, mi ha fatto venire lui in Italia, mi ha trovato un lavoro perché i nostri genitori sono rimasti in Albania - racconta il giovane -. Se guadagnava 500 euro, 300 li teneva da parte per mantenermi e aiutarmi con le pratiche». La voce s’incrina, gli occhi celesti straripano in un pianto. Si stringe a Kledian Kasa, amico del cuore di Klajdi. Si fanno forza a vicenda, davanti all’obitorio di Torrette, circondati da un gruppo di amici e colleghi di lavoro del 23enne ucciso con un colpo di fiocina per difendere un papà da una folle aggressione in strada. 


L’orrore


Speravano di vedere un’ultima volta Klajdi, ma è ancora presto per l’addio: prima viene l’autopsia, fissata per domani. «Vogliamo giustizia - attacca Xhuliano -.

E vogliamo che venga fuori la verità». Ha visto morire il fratello, assassinato sotto i suoi occhi. Stavano andando al mare a Sirolo, dopo un pranzo a Montemarciano. Sono scesi dall’auto guidata da una terza persona per soccorrere il loro ex datore di lavoro, un ristoratore anconetano presso cui i due fratelli avevano fatto il tirocinio come cuochi nel periodo in cui erano ospiti di una comunità e attendevano il permesso di soggiorno. 


Il ricordo 


«Ho visto l’assassino andargli incontro e menarlo, noi siamo scesi per dividerli» dice Xhulian. Lo sgomento non ha ingiallito il ricordo. «Ha dato un pugno a mio fratello. Gli urlavamo: basta, vai via! Lui ha finto di andarsene, camminando con calma. Ma poi è tornato con la fiocina. Io mi sono rifugiato dietro un’auto. Ho detto a mio fratello: nasconditi anche tu! Non ha fatto in tempo. Mentre la fidanzata gli diceva “amore, aspetta, non fare così”, lui l’ha raggiunto e gli ha sparato un colpo da 2-3 metri, dritto al cuore. Poi ha ripreso la fiocina, si è allontanato ed è risalito in auto. Al volante c’era la fidanzata che lo aspettava: sono scappati».

Su chi fosse alla guida lo stanno accertando i carabinieri: è uno dei nodi da sciogliere perché la 23enne compagna del killer al momento non è indagata. Xhuliano ha assistito all’assassinio del fratello impotente, sbirciando dietro un’auto come dal buco della serratura. Poi è corso da lui. «Non perdeva sangue, ma stava cambiando colore. È morto tra le mie braccia. Ho provato a raggiungere l’omicida, ormai era scappato».

«Klajdi era un ragazzo d’oro, non faceva male a una mosca», giurano gli amici. Lui e il fratello erano legatissimi, accomunati anche dal calcio: insieme avevano giocato nei dilettanti della Nuova Aquila, squadra anconetana multietnica. Da qualche tempo il 23enne aveva trovato occupazione come operaio presso la Arcobaleno, ditta che lavora nella cantieristica navale. Era tornato ad Ancona alcuni giorni fa, dopo aver trascorso le ferie in Albania, a Lushnjë, dai genitori. È toccato a Xhuliano, il piccolo di casa, spiegar loro che il fratello è morto per difendere un amico. 
 

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