Matteo Concetti suicida in cella a Montacuto. La madre ora denuncia: «Ditemi la verità, andava curato». Gli atti in Procura

L’amministratrice di sostegno: «Era un detenuto psichiatrico»

Matteo Concetti suicida in cella a Montacuto. La madre ora denuncia: «Ditemi la verità, andava curato». Gli atti in Procura
Matteo Concetti suicida in cella a Montacuto. La madre ora denuncia: «Ditemi la verità, andava curato». Gli atti in Procura
di Antonio Pio Guerra
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Lunedì 8 Gennaio 2024, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 19:00

ANCONA Ha sporto denuncia ai carabinieri di Rieti, dove risiede, per istigazione al suicidio la madre di Matteo Concetti, il 25enne d’origine fermana trovato morto nel bagno della sua cella a Montacuto. La donna non si dà pace. «Abbiamo denunciato questa e altre cose, voglio sapere com’è morto mio figlio» dice Roberta Faraglia.

I sospetti

Sospetta che qualcuno o qualcosa possa aver indotto il figlio, che si trovava in isolamento, a farla finita. Ma questa è solo la versione di parte, tutta da verificare, su cui l’amministrazione penitenziaria potrà replicare nelle sedi opportune qualora, come sembra scontato, l’autorità giudiziaria dovesse aprire un fascicolo. «Stava male, si era procurato tagli alle braccia che ancora si vedono - dice -. Da 4 settimane diceva che si sentiva esplodere la testa, che stava male e non aveva più le forze. Chiedeva di essere portato in ospedale o in una clinica psichiatrica. Nessuno ha ascoltato i nostri appelli e le grida di dolore. E qualcuno deve spiegarci come ha fatto un ragazzone alto e grosso come lui a impiccarsi nel bagno di un seminterrato. Chi doveva controllare? Gli sono stati dati i farmaci per la sua patologia? Era buono d’animo, nonostante le sue problematiche legate al bipolarismo che stava curando.

Non ci daremo pace finché non avremo giustizia per un ragazzo che lo Stato ha lasciato solo. Stava pagando i suoi errori e aveva il diritto di essere curato».

Gli accertamenti

Gli atti verranno trasmessi per competenza alla Procura di Ancona. La famiglia si è affidata all’avvocato Giacomo Curzi, che aveva già lavorato al caso di Stefano Cucchi con il legale della famiglia, Fabio Anselmo. Prima mossa: chiedere un accertamento sul cadavere, nominando un consulente di parte. Patrizia Schifi è l’amministratrice di sostegno del 25enne. «Il suo precedente legale - dice - aveva inviato al carcere di Ancona una Pec avvertendo che Matteo era un detenuto psichiatrico e che c’era da prestargli attenzione». Era il 28 dicembre. Scrive l’avvocato Cinzia Casciani: «Matteo è soggetto fragile, di interesse psichiatrico, che ha già in un’occasione attuato propositi suicidari». Emergono ulteriori dettagli sulla vita del ragazzo.

«Aveva commesso alcuni reati quando ancora era minorenne e stava scontando dei cumuli di pena» spiega Schifi. Dall’estate si era trasferito a Fermo per fare la stagione, essendogli stati concessi i domiciliari con possibilità di lavoro. Aveva la casa, una compagna. «Poi ha commesso delle violazioni sull’orario di rientro e il regime agevolato gli è stato revocato». Quindi il carcere di Fermo, una richiesta di trasferimento per riavvicinarsi a Rieti e lo spostamento a Montacuto perché unica struttura con un posto a disposizione. Non ha retto all’isolamento, misura imposta dopo l’aggressione ad una guardia.

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