Strage di Corinaldo, un sopravvissuto: «La balaustra ha ceduto come un burro. Pensavo di non farcela»

Strage di Corinaldo, un sopravvissuto: «La balaustra ha ceduto come un burro. Pensavo di non farcela»
Strage di Corinaldo, un sopravvissuto: «La balaustra ha ceduto come un burro. Pensavo di non farcela»
di Federica Serfilippi
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Sabato 21 Gennaio 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 09:41

ANCONA - «Quella balaustra ha ceduto come un burro, sono finito a terra e tanti ragazzi mi sono caduti sopra. Non riuscivo più a muovermi, ho pensato di non farcela». È salito ieri sul banco dei testimoni uno dei ragazzi sopravvissuti alla tragedia della Lanterna Azzurra nell’ambito del dibattimento contro i “colletti bianchi”. Il giovane, la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, si era recato alla discoteca di Corinaldo con un gruppo di amici di cui faceva parte anche il 16enne Daniele Pongetti, rimasto vittima della calca infernale, scatenatasi dopo la propagazione dello spray urticante da parte della banda di rapinatori, già condannata in via definitiva. 

 
Le testimonianze


«A un certo punto - ha riferito il testimone, 22enne senigalliese - ho sentito un fastidio agli occhi e alla gola.

Non riuscivo più a respirare. Ho visto una porta aperta, tutti si stavano dirigendo in quel punto e così ho fatto anche io». Sarebbe l’uscita numero 3, quella del crollo delle balaustre. Il ragazzo era riuscito ad arrivare alla rampa esterna. «Si è accumulata gente, sentivo la pressione dietro di me, poi la balaustra è andata giù come niente e io mi sono ritrovato per terra. Sentivo il peso su di me che aumentava sempre di più, ho pensato di non riuscire ad arrivare alla fine». Dopo minuti interminabili qualcuno era riuscito a tirarlo fuori. «Daniele? L’ho rivisto in strada, quando aveva sopra il corpo la coperta». Era già morto. E con lui, altri 4 adolescenti una mamma di 39 anni. 


Gli scippi


A testimoniare sono stati anche tre ragazzi derubati delle collanine d’oro. I furti sono stati attribuiti alla gang della Bassa Modenese. «Ho sentito strapparmi la collana da dietro - ha detto la vittima in udienza, un ragazzo fanese - poco dopo ho avvertito il bruciore al naso e alla gola». Poi, il fuggi fuggi verso la rampa dell’uscita numero 3. «Sono rimasto schiacciato, mi sono liberato solo perché una persona mi ha tirato su dalla maglietta. Quanto è durato? Non lo so, a me quei minuti sono sembrati essere un’eternità». Quando si è liberato ha visto che «almeno 300 persone era fuori dal locale, in attesa di entrare».


I soccorsi


«Mi sono diretto all’uscita per il fastidio agli occhi - ha riferito un altro ragazzo, anche lui derubato della collana -. Si è formata la calca sulla rampa e siamo cascati uno sopra l’altro. C’è stato un effetto domino. Avevo i piedi bloccati ma sono riuscito ad aiutare un ragazzo: era completamente schiacciato, aveva la pancia rivolta verso l’alto e non riusciva a respirare. La testa gli penzolava dal bordo della rampa, gliela ho sorretta». Quando si è liberato, ha aiutato un’altra giovane: «Era alla fine della rampa, per terra, in stato di crisi. L’ho presa in braccio e portata sull’ambulanza». «Le persone - ha ricordato un altro testimone - si stavano ammassando tutte verso un’uscita. Ho detto a Marco Cecchini, (organizzatore di fatto della serata e dj, condannato in abbreviato a 5 anni) di fare qualcosa. Ho visto un solo buttafuori: diceva di dover stare calmi e di rientrare, perchè da quell’uscita non si passava». Un altro ragazzo ha però riferito: «C’era solo una porta aperta. Si potevano usare le altre, ma non sono state aperte». È stato ascoltato anche il vocalist del locale: «Ho capito subito che si trattata di peperoncino, mi era già capitato al Peter Pan. Sono stato io a trovare la bomboletta spray, metterla in un guanto e consegnarla ai carabinieri». 

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