CORINALDO «Se il personale della security avesse gestito l’emergenza, non sarebbe successo nulla». È uno dei passaggi chiave della lunga arringa dell’avvocato Marina Magistrelli, difensore di tre dei sei membri della commissione di vigilanza che, nell’ottobre 2017, aveva rilasciato la licenza di pubblico spettacolo alla discoteca Lanterna Azzurra, teatro della strage dell’8 dicembre 2018, dove hanno perso la vita cinque adolescenti e una giovane mamma. Il legale ha aperto l’udienza che, di fatto, ha chiuso le discussioni delle difese dei nove imputati (dieci, contando la società Magic srl).
Le tappe
Siamo agli sgoccioli del processo del filone amministrativo della strage.
L’avvocato Magistrelli (difesa Manna, Milani e Principi) ha concentrato le responsabilità della strage sui gestori del locale e sulla security. «La sala veniva organizzata di volta in volta, di evento in evento, ma dagli stessi gestori, non da persone esterne» ha detto il legale. E ancora: «La commissione non ha colpe, non c’è uno straccio di prova al mondo contro i suoi membri, persone stimate e professionalmente ineccepibili». Sul sopralluogo che aveva poi portato al rilascio della licenza: «Quel giorno la commissione non ha certo chiuso gli occhi». I prospetti erano già stati vagliati dai tecnici e, stando anche a quanto riferito da Milani, alla commissione non spettava un controllo a 360 gradi del locale di via Madonna del Piano. Oltretutto, hanno fatto notare le difese, la tragedia è avvenuta 14 mesi dopo il controllo amministrativo. Le difese (ieri a parlare sono stati anche gli avvocati Alessandro Lucchetti e Monica Clementi) hanno puntato il dito contro la ricostruzione dei consulenti della procura sulle mancanze relative alla sicurezza.
Il dolore
In aula c’era Fazio Fabini, il papà della 14enne Emma, morta a Corinaldo: «Quei ragazzi sono morti e sono morti per dei motivi ben precisi. Inconcepibile avere tempi così lunghi per ottenere giustizia, ma finalmente il processo di primo grado è quasi finito».
Federica Serfilippi
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